Bere caffè zuccherato fa bene o male alla salute?

Quando si parla di caffè, spesso i pareri sono discordanti.

C’è chi lo preferisce espresso e chi lungo, chi dolce e chi amaro, chi puro e chi macchiato, ma soprattutto c’è chi dice che berlo fa bene e chi dice che fa male.

Opinioni radicalmente opposte per lo stesso prodotto, tra i più popolari e consumati al Mondo.

Proviamo, allora, a rispondere insieme a quelle che sono alcune delle domande più frequenti quando si parla di caffè, lasciandoci aiutare anche da uno studio internazionale.

Lo studio cinese

Negli anni sono stati prodotti davvero moltissimi studi volti a capire quali siano rischi e benefici legati al consumo di caffè per l’essere umano.

Un insieme di ricerche che ha portato ad affermare che bere tale bevanda può diminuire il rischio di morte in molti soggetti, senza però mai constatare con precisione se il quantitativo di zucchero presente in ogni tazzina può influenzare a sua volta questo risultato, in qualsiasi direzione.

Un interrogativo al quale ha provato a rispondere uno studio condotto dal Southern Medical University di Guangzhou, in Cina, e pubblicato qualche mese fa sull’Annals of Internal Medicine.

Stando a quanto scoperto dai ricercatori, il consumo abituale di caffè riduce la mortalità anche quando alla bevanda viene aggiunto dello zucchero.

Ciò significa che l’aggiunta di zucchero al caffè non comporta la perdita delle sue proprietà a beneficio dell’organismo umano.

Un fatto che si è riscontrato per ogni tipo di caffè analizzato, decaffeinato compreso.

Discorso diverso, invece, per i caffè nei quali è stato aggiunto del dolcificante artificiale.

In questo caso, i risultati di analisi ottenuti sono stati decisamente meno chiari.

Barista fa un caffe alla macchinetta
Foto | Pexels @ChevanonPhotography

Bere caffè zuccherato fa bene o male?

Entriamo più nel dettaglio dello studio cinese e proviamo a capire quali sono stati i risultati ottenuti dagli scienziati.

La ricerca è stata condotta analizzando le risposte a dei questionari fornite da oltre 171.000 persone, provenienti dal Regno Unito.

Si è trattato di persone prive di tumori o malattie cardiache e alle quali sono state poste alcune domande relative al proprio comportamento alimentare e sanitario, così da poterne definire le abitudini legate al consumo di caffè.

Lo studio si è sviluppato su un periodo di circa sette anni, al termine dei quali i ricercatori hanno constatato che il rischio di decesso tra i consumatori di caffè era inferiore del 30% circa rispetto a chi non aveva bevuto affatto tale bevanda.

Un risultato netto e riscontrato sia in chi beveva caffè amaro che in chi era solito aggiungerci dello zucchero.

Nel dettaglio, i partecipanti all’esperimento che nei sette anni di ricerca hanno bevuto una qualsiasi quantità di caffè non zuccherato avevano dal 16% al 21% di probabilità in meno di morire rispetto a chi non beveva caffè, mentre chi beveva da 1,5 a 3,5 tazze giornaliere di caffè zuccherato (circa un cucchiaino per tazza, ndr) aveva dal 29% al 31% di probabilità in meno di morire (sempre rispetto a chi non beveva caffè, ndr).

Gli studiosi hanno, dunque, concluso che bere caffè amaro o zuccherato sia comunque migliore per la salute che non berne affatto.

Discorso che non vale, invece, per i caffè con aggiunta di dolcificanti, per i quali non sono stati riscontrati effetti benefici analoghi.

Gruppo di amici beve delle tazze di caffe seduti a un tavolo rotondo
Foto | Pexels @RDNEStockproject

Il senso della misura

Quanto affermato dallo studio condotto in Cina non significa che gli esseri umani debbano bere caffè tutto il giorno.

Resta, infatti, fondamentale per il mantenimento di un buono stato di salute un principio molto importante: il senso della misura.

I ricercatori dello studio in questione definiscono come buona abitudine per mantenersi in salute il consumo dalle due alle quattro tazzine di caffè al giorno.

Discorso che vale in generale, ma non per le donne in gravidanza o in allattamento o per chi soffre di particolari problemi di salute per cui il consumo di caffè è sconsigliato da un medico (in questi casi raccomandiamo sempre di rivolgersi a uno specialista, così da chiarire ogni dubbio).

Fondazione Umberto Veronesi, citando un altro studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, attesta invece tra le quattro e le cinque tazzine al giorno il limite massimo consentito.

Tale quantitativo, se assunto da soggetti in salute, permette di mantenere in positivo il confronto tra rischi e benefici, aiutando l’uomo a ridurre il rischio di insorgenza di diverse malattie croniche, tumori compresi.

Secondo medici esperti, bere quattro o cinque tazzine di caffè al giorno difficilmente porterà a superare un apporto di 400 milligrammi di caffeina (livello considerato sicuro per gli adulti), permettendo, anzi, a chi le assume di godere dei benefici prodotti dagli antiossidanti presenti in tale bevanda in ampie quantità.

Il caffè è, inoltre, in grado di stimolare il sistema nervoso centrale. Altro aspetto molto importante e che porta i medici a sponsorizzare il suo consumo, sempre con senso della misura.

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