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Stretching o riscaldamento? Cosa fare prima dell’attività sportiva

Tendiamo spesso a confondere il riscaldamento con lo stretching, attribuendo a entrambi la stessa funzione: preparare il corpo all’attività fisica. Tante volte è un concetto che passa quasi inosservato, perché la maggior parte delle persone tende a replicare gli stessi esercizi per entrambi i momenti dell’allenamento. In verità sono due step ben differenti, da praticare con cura all’interno di una sessione di lavoro. Ci sono, dunque, differenze tra il riscaldamento e lo stretching.

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| Pixabay @ua_Bob_Dmyt_ua

Che cos’è il riscaldamento

Il riscaldamento è la parte iniziale dell’attività sportiva, che prepara una persona (sia essa un’atleta o un’amatoriale in cerca della sua ora di attività motoria) alla sessione di allenamento, oppure per fare una gara o svolgere una competizione. Si tratta dunque di “riscaldare i motori”, evitando così il rischio di infortunio per le partenze “a freddo”, cioè quando il corpo passa dallo stato di fermo a quello di moto in maniera del tutto improvvisata.

Per questo motivo, il riscaldamento crea diverse condizioni fisiologiche per preparare il corpo agli sforzi. Rende più veloce la contrazione muscolare e la coordinazione intramuscolare. Migliora l’attività dei muscoli per la forza e la potenza che sono chiamati a esercitare e ne diminuisce la viscosità. Il riscaldamento riduce inoltre il tempo di trasmissione dello stimolo nervoso e migliora il rilascio di ossigeno da emoglobina e mioglobina. Tra gli altri benefici: migliore diffusione del sangue verso i muscoli impegnati nell’attività fisica, migliore reazioni metaboliche e attivazione delle reazioni biochimiche.

Che cos’è lo stretching?

Totalmente diverso è lo stretching rispetto al riscaldamento, sia per la funzione sia per il periodo di svolgimento durante l’allenamento. Si tratta innanzitutto di un’attività che va integrata e non sostituita al riscaldamento. Serve anch’essa per prevenire traumi o infortuni, ma lavora sulle condizioni immediatamente successive al lavoro che fanno i muscoli per scaldarsi.

Immagine | Pixabay @grandeacci

Dopo quella decina di minuti in cui il corpo è attivo, la circolazione del sangue e i recettori del sistema nervoso sono attivi e svegli per procedere all’attività fisica, entra in gioco lo stretching. Ciò che si fa, in questo caso, è lavorare soprattutto sulla distensione e sulla flessibilità di muscoli e articolazioni. In altri termini, si prepara il corpo alla sessione di allenamento che intendiamo svolgere e ci si concentra quindi sul totale risveglio muscolare di gambe, braccia, schiena e altre parti interessate. Allo stesso modo, al termine dell’allenamento, è consigliare uno stretching proprio per la distensione dei muscoli (altrimenti detto defaticamento): passare quindi da uno stato di moto a uno di quiete senza una brusca frenata e senza correre il rischio di dolori, troppo acido lattico e altri spiacevoli disguidi.

Lorenzo Rotella

Leggo e scrivo da quando ne ho memoria e sono un critico onnivoro di cinema e letteratura. Militante dell’associazione Carovana Antimafia Ovest Milano dal 2018, copywriter di cronaca per grandi media dal 2019, giornalista del quotidiano La Stampa dal 2021, collaboratore del magazine e sito web Green Planner dal 2022, autore della raccolta di poesie “Mille Soli Una Notte” edito da NMBook World.

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