Pneumotorace: cos’è, i tempi di recupero e il malore di Ndicka

La paura per Evan Ndicka è stata talmente tanta che i giocatori della Roma non se la sono sentita di continuare la gara contro l’Udinese. Il difensore giallorosso, campione d’Africa con la Costa d’Avorio nel febbraio scorso, si è accasciato improvvisamente a terra, dopo essersi toccato due volte il petto. Daniele De Rossi lo ha raggiunto subito negli spogliatoi e quando è tornato in campo ha parlato con l’allenatore dell’Udinese, Gabriele Cioffi, ha riunito in cerchio la squadra e ha comunicato all’arbitro Pairetto la difficoltà dei suoi giocatori di continuare il match. Che sarà recuperato, probabilmente giovedì 25 aprile, dal minuto 72. Si è temuto il peggio, ma fortunatamente gli esami successivi hanno riscontrato solo un trauma toracico con minimo pneumotorace. Nessun problema al cuore e nessun infarto. Lo pneumotorace si manifesta con un dolore molto forte, quasi una coltellata all’addome. Il motivo? Il polmone comincia a “sgonfiarsi” e la gabbia toracica si riempie d’aria. Non sorprende, quindi, che Ndicka e tutti i giocatori in campo abbiano temuto il peggio.

Laboratorio medico
Laboratorio medico | pixabay @jarmoluk

Cos’è uno pneumotorace

Come abbiamo appena accennato, lo pneumotorace è un accumulo di aria all’interno dello spazio pleurico che altera la capacità respiratoria. Può essere di due tipi: spontaneo o da trauma. Lo pneumotorace spontaneo è legato a una rottura di una bolla polmonare. Lo pneumotorace da trauma invece, come dice il nome, è causato da un trauma toracico che determina un aumento della pressione polmonare, portando alla rottura di una bolla silente o alla lesione della superficie polmonare da parte di una costola fratturata. Se lo pneumotorace è di piccola entità non c’è bisogno di fare nulla di particolare se non una settimana di osservazione. Se è di entità maggiore si inserisce, invece, un drenaggio. E da trauma è quello che è capitato in campo a Ndicka, che potrebbe avere preso dei colpi sul petto ed essersi sentito male all’improvviso, facendo calare il gelo sullo stadio di Udine. Anche se poi, quando è uscito dal campo in barella, il difensore della Roma ha tranquillizzando tutti con il pollice alto.

Le cause e i rischi della recidiva

Come si è potuto vedere anche con Ndicka, non sempre è facile risalire alle cause dello pneumotorace. Di Ndicka abbiamo detto, ma a seconda del tipo di pneumotorace, infatti, le valutazioni da fare sono diverse. Anche perché c’è da capire quali siano i rischi di recidiva: “In caso di pneumotorace spontaneo il rischio di recidiva è del 30% indipendentemente dal tipo di attività ed è generalmente alto nei primi sei mesi dopo l’episodio. In caso di recidiva, a quel punto è necessario un intervento chirurgico. In caso di pneumotorace da trauma, invece, non c’è un aumento del rischio di recidiva, rimane lo stesso di prima, poiché lo pneumotorace può essere comunque causato da un trauma”, ha spiegato il professor Giuseppe Marulli, responsabile di chirurgia toracica dell’Humanitas, alla Gazzetta dello Sport.

Analisi biochimica
Analisi biochimica | pixabay @kkolosov

Quindi, uno pneumotorace è difficile da prevenire sia se spontaneo sia se traumatico: “Bisognerebbe evitare sport che prevedono aumenti di pressione toracica importanti a glottide chiusa come l’apnea e la pesistica. In caso di pneumotorace spontaneo si può riprendere l’attività sportiva dopo 15-20 giorni. In caso di pneumotorace post-traumatico dipende dal tipo di trauma: se si associa a delle fratture costali è necessario dar loro il tempo di saldarsi e la ripresa sportiva è fissata sui circa 30 giorni”, ha continuato Marulli.

Lo pneumotorace nello sport

Come si è potuto vedere con Ndicka, lo pneumotorace è un evento abbastanza comune nel mondo dello sport. Prima del difensore della Roma, Pietro Vierchowod, ex difensore della Sampdoria e vincitrice di una Champions con la Juventus, ne ha avuti ben tre durante la sua lunga carriera. O anche a Christian Maggio, ex calciatore del Napoli. Ma non solo il mondo del calcio. Perché era successo anche al campione olimpico di scherma a Rio 2016, Daniele Garozzo, ed è stato tra le tante conseguenze delle tremende cadute dei ciclisti Jonas Vingegaard al Giro di Catalogna di quest’anno e di Egan Bernal nel 2022. La Roma, però, ora può restare tranquilla. Ndicka è stato dimesso dall’ospedale: “Alla luce degli ultimi esami effettuati in mattinata il quadro clinico è compatibile per trauma toracico con minimo pneumotorace sinistro. Il calciatore viene dimesso e effettuerà ulteriori controlli a Roma”.

Gestione cookie