Steatosi epatica, cos’è il “fegato grasso” e quali sono i suoi sintomi

Il fegato è uno degli organi più importanti del corpo umano, senza il quale la vita sarebbe impossibile da portare avanti.

Per questo, è fondamentale prendersene cura, così da non correre il rischio di metterne a repentaglio salute e funzionalità.

Oggi proviamo allora a capire meglio cosa si intende quando si parla di steatosi epatica, condizione volgarmente conosciuta come “fegato grasso”.

Perché non va sottovalutata e come confrontarsi con sintomi e cure?

Che cos’è la steatosi epatica: alla scoperta del “fegato grasso”

Quando in ambito medico si parla di steatosi epatica ci si riferisce a quella condizione caratterizzata propriamente da un accumulo di grassi – i trigliceridi – nelle cellule del fegato.

Fegato umano riprodotto al pc
Immagine| Canva @HankGrebe – Saluteweb.it

Si tratta di una condizione che di solito è dovuta a una dieta troppo ricca di grassi o all’abuso di alcolici e che porta a sviluppare il cosiddetto “fegato grasso”.

L’organo in questione, in tali casi, non riesce a smaltire i grassi come dovrebbe, finendo così per accumularli.

Parliamo di un processo che solitamente avviene senza che la persona coinvolta se ne accorga, dal momento che difficilmente l’accumulo di grasso nel fegato dà dei sintomi.

Ciò non significa però che tale condizione sia del tutto innocua per l’uomo.

Anzi, come sottolineato dall’Humanitas, la steatosi epatica nel 10% dei pazienti può finire con il provocare un’infiammazione o perfino una cirrosi, con danni permanenti al fegato e alle sue funzionalità.

Un dato che, di per sé, basta già a capire come il “fegato grasso” non sia da trascurare se si vuole evitare (come si spera) di incorrere in complicanze peggiori.

Solitamente, la steatosi epatica si presenta quando il peso dei grassi accumulati nel fegato supera del 5% il peso del fegato stesso, una condizione che in genere si presenta in persone adulte di età compresa tra i 40 e i 60 anni.

Il “fegato grasso” non riguarda però soltanto le persone più mature. Purtroppo, in aumento negli ultimi anni è anche la sua incidenza tra bambini e giovani.

Come anticipato in precedenza, scoprire di aver sviluppato una condizione di steatosi epatica non è sempre facile, dal momento che, il più delle volte, non si assiste alla comparsa di sintomi premonitori.

Per questo motivo, capita spesso di venire a conoscenza di avere il “fegato grasso” quando ci si sottopone a un’ecografia all’addome per altri motivi.

Nel dettaglio, la steatosi epatica si verifica in presenza di un’alterazione delle cellule del fegato, le quali finiscono per accumulare molti più grassi di quelli che riescono effettivamente a smaltire.

Parliamo di una condizione che di solito ha cause quali: diete troppo ricche di grassi (associate di solito a uno stato di sovrappeso o di obesità, ndr), consumo eccessivo di alcolici, elevati livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue, diabete di tipo II, anemia, uso di alcuni farmaci specifici, squilibri ormonali, deficit di carnitina, carenza di vitamina B12, digiuni prolungati e perdita di peso eccessivamente rapida, oltre che sforzi fisici troppo grandi o un’attività fisica troppo intensa.

Sintomi e cure

Come spiegato nel primo paragrafo, solitamente la steatosi epatica si presenta come una condizione priva di sintomi specifici.

Per questo la maggior parte delle persone che ha il “fegato grasso” non sa di averlo, sebbene i dati indichino che una persona su tre in Italia soffra di questa condizione.

Medico fa ricerche al pc
Immagine | Unsplash @NationalCancerInstitute – Saluteweb.it

Quando non asintomatica, la steatosi può provocare un dolore nel lato destro superiore della pancia.

Si tratta di un fastidio di solito temporaneo e che non deve essere confuso con quello che si lega invece alla colecisti o a un’infiammazione del colon, sempre nella stessa area.

Per via della mancanza di una sintomatologia precisa, per diagnosticare il “fegato grasso” in tempo e prevenire così il rischio di provocare danni permanenti all’organo, è importante sottoporsi periodicamente a degli esami diagnostici di controllo.

A farlo deve essere soprattutto chi soffre di diabete, colesterolo alto, sindrome dell’ovaio policistico, disturbi alla tiroide e obesità, oltre a chi segue un’alimentazione squilibrata e ricca di grassi.

La prevenzione resta infatti la carta principale da poter usare per battere la steatosi epatica.

Per ridurre i rischi è importante curare la propria alimentazione, riducendo l’assunzione di grassi e il consumo di alcolici, oltre che mangiando più frutta, verdura e pesce.

Anche condurre uno stile di vita più attivo e sano, svolgendo un’attività fisica regolare e non esasperata, può essere di grande aiuto per mantenere anche il fegato in uno stato di salute migliore.

Qualora ciò non dovesse bastare e si sospettasse di avere il “fegato grasso”, il consiglio è quello di rivolgersi a un medico specialista, così da potersi sottoporre agli esami necessari per indagare a fondo la questione.

Il primo esame di riferimento è sicuramente quello del sangue, durante il quale si opera una ricerca delle transaminasi, ovvero quegli enzimi indicati con le sigle GOT o ALT e GPT o AST.

Eventuali valori alti e fuori dalla norma a queste voci potrebbero accendere un campanello d’allarme, sebbene non sempre delle transaminasi alte indichino per forza una condizione di “fegato grasso”.

Per questo motivo, il medico epatologo potrebbe richiedere al paziente di sottoporsi anche a un’ecografia addominale.

Nel corso di questo esame, uno dei segnali rivelatori della possibile presenza di steatosi epatica è il cosiddetto “fegato brillante”, chiamato in questo modo per l’anomala luminosità che le immagini rilevate dall’ecografo mostrano in corrispondenza proprio dell’organo in questione.

Qualora l’ecografia dovesse rilevare effettivamente la presenza di un “fegato grasso”, il passo successivo indicato dal medico potrebbe essere quello di sottoporsi anche a una tac, a una risonanza magnetica o a una biopsia epatica, così da escludere la presenza di altre patologie più gravi, sia di natura virale (come le epatiti, ndr) che tumorale.

Passando alle cure, il trattamento della steatosi epatica avviene principalmente attraverso una modifica delle abitudini alimentari, a condizione che non si presentino altre patologie specifiche o complicazioni di ogni genere (in questi casi, sarà il medico a indicare come procedere nel dettaglio, ndr).

In linea generale, è possibile affermare che chi soffre di “fegato grasso” deve ridurre i grassi assunti, così come anche l’alcol, gli zuccheri, la carne rossa e i latticini.

Nel processo di cura è altrettanto importante anche perdere peso e, quindi, svolgere regolarmente dell’attività fisica moderata.

Un consiglio è quello di consumare più frutta, verdura e cereali integrali.

Non esistendo un trattamento farmacologico specifico per curare il “fegato grasso”, rendere più sane le proprie abitudini di vita e seguire attentamente le indicazioni fornite dal medico è fondamentale per migliorare la salute dell’organo e tornare a vivere meglio.

Gestione cookie