La pipì scappa spesso e in maniera frequente? Anche di notte? Allora si soffre della sindrome della vescica iperattiva. Si tratta di un insieme di sintomi come l’urgenza minzionale (un desiderio irrefrenabile di orinare difficile da procrastinare nel tempo) e la frequenza sia notturna sia diurna associate in alcuni casi ad incontinenza da urgenza. È una condizione molto diffusa soprattutto tra la popolazione anziana e ha un notevole impatto sulla qualità di vita dei pazienti molti dei quali sono restii a parlarne e a chiedere aiuto al proprio medico.
“Si tratta di una condizione, diffusa soprattutto nelle donne. Si stima che interessi tra il 12 e il 30% delle persone, associandosi nel 5-17% dei casi a incontinenza da urgenza, che risulta fino a tre volte più comune nel sesso femminile rispetto a quello maschile. Di solito nella donna si manifesta dopo i 40 anni o a ridosso della menopausa, mentre nell’uomo verso i 50-60 anni, comportando il bisogno urgente di urinare, in genere accompagnato da minzioni frequenti sia di giorno sia di notte e talvolta anche da una perdita involontaria di urina”, le parole al Corriere della Sera di Emanuele Montanari, professore di Urologia dell’Università degli Studi di Milano e direttore dell’Unità operativa complessa di urologia dell’Irccs Policlinico di Milano.
Le cause
Alla base di questa sindrome possono esserci varie patologie che interferiscono con il normale funzionamento della vescica. Quella maggiore è un’iperattività detrusoriale, ossia dello strato muscolare della parete della vescica che potrebbe essere idiopatica (senza cause note); su base neurogena, dovuta alla presenza di patologie neurologiche. I fattori di rischio sono l’obesità, la menopausa, il fumo, la scarsa tonicità del pavimento pelvico, l’assunzione in dosi importanti di caffeina e teina. Ma come si riconosce? In molti casi è sufficiente una visita urologica con la compilazione di un diario minzionale e la raccolta della storia del paziente, con l’esclusione di altre patologie.
Ecco come si cura
Si può, intraprendere una cura basata su alcune modifiche comportamentali e terapia medica con farmaci antimuscarinici che, mediando la vasodilatazione, consentono di curare la maggior parte dei pazienti senza sottoporli ad altre indagini diagnostiche che, invece, vanno riservate ai casi più complessi. Inoltre, è consigliabile correggere il proprio stile di vita adottando abitudini più salutari. Ad esempio, limitare il consumo di liquidi, caffè e fumo o perdere peso, fino ad arrivare, in rari casi, alla chirurgia. “La terapia comportamentale associata agli esercizi per rinforzare il pavimento pelvico è in grado di ridurre i fastidi nel 50-80% dei casi”, ha continuato Montanari.
Per poi concludere: “In chi non trae beneficio è possibile ricorrere a un trattamento con farmaci antimuscarinici, che però non di rado vengono abbandonati per gli effetti collaterali (occhio e bocca secca, stitichezza), o con beta-3 agonisti. In caso di insuccesso, si può ricorrere ad altri approcci come la stimolazione del nervo tibiale, efficace nel 50-60% dei casi; le infiltrazioni di tossina botulinica e la neuromodulazione sacrale, d’aiuto nel 50% dei casi. In chi non risponde a questi trattamenti si può infine considerare l’esecuzione di un intervento per aumentare la capacità della vescica”.