Diastasi addominale, di cosa si tratta e come si cura

La diastasi dei retti, nota anche come diastasi addominale, è una condizione caratterizzata dalla separazione anomala e eccessiva dei muscoli retti dell’addome lungo la linea alba. La parete anteriore dell’addome è formata dai muscoli retti addominali, divisi dalla linea alba, un cordone fibroso che collega i due muscoli lungo una linea immaginaria che separa simmetricamente l’area addominale (tra destra e sinistra). Questa fascia, sebbene robusta, è poco elastica, aumentando il rischio di sfibramento. Ma vediamo tutto quello che bisogna sapere a proposito di questo problema.

Tutte le caratteristiche e i possibili trattamenti della diastasi addominale

La diastasi addominale colpisce circa il 30% delle donne dopo il parto, eppure resta un argomento poco discusso. Spesso minimizzata o considerata principalmente una questione estetica, la diastasi addominale è in realtà un problema principalmente funzionale e, per tale motivo, richiede un approccio adeguato.

La diastasi dei retti può essere o congenita o acquisita.

La forma congenita deriva da difetti nello sviluppo della parete addominale durante la gestazione; è più comune nei neonati prematuri, specialmente di origine afro-americana, e nei bambini affetti dalla sindrome prune belly (una rara malattia congenita).

La diastasi acquisita è abbastanza comune nelle donne in seguito al parto, considerando che rappresenta una modifica anatomica quasi inevitabile durante la gravidanza. Questa adattamento è necessario per consentire l’espansione progressiva dell’utero all’interno della cavità addominale. L’aumento della pressione addominale causato dalla crescita dell’utero tende a separare i muscoli addominali, allungandoli e indebolendoli.

Diastasi addominale
Diastasi addominale | Pixabay @Sakurra – Saluteweb.it

Tra i fattori di rischio figurano le gravidanze gemellari e le gravidanze ripetute, poiché comportano estensioni ricorrenti dei muscoli. In genere, si osserva una completa e spontanea guarigione entro 8 settimane dal parto. Sono stati documentati casi associati anche all’obesità.

Ma quali sono le cause, invece, nell’uomo? Nell’uomo, un significativo fattore scatenante della diastasi addominale è rappresentato da un considerevole aumento di peso, spesso associato a fattori predisponenti come:

– relax muscolare

– obesità con una marcata presenza di grasso addominale

– significativi episodi di dimagrimento (come quelli seguiti a interventi di chirurgia bariatrica).

Quali sono i sintomi della diastasi addominale? Dal punto di vista visivo, si manifesta come una sorta di solco infossato che attraversa l’addome (dall’alto verso il basso, cioè dal termine dello sterno fino all’ombelico) e diventa più evidente durante la contrazione muscolare dell’addome.

I sintomi comunemente riportati dalle pazienti con diastasi dei retti post-parto includono:

– dolore lombare,

– gonfiore addominale (soprattutto dopo i pasti),

– incontinenza urinaria,

– stitichezza,

– difficoltà digestive.

In generale, l’ampiezza della diastasi è proporzionale alla gravità dei sintomi, con una maggiore separazione che genera sintomi più intensi e viceversa.

Quali sono i fattori di rischio? Nella maggior parte delle donne, si nota anche la comparsa di un’ernia ombelicale oltre alla diastasi addominale.

Si consiglia pertanto di evitare:

– il sollevamento di pesi eccessivi (normalmente tenere in braccio il neonato non rappresenta un problema)

– il passaggio dalla posizione sdraiata a quella eretta con una spinta sugli addominali (è preferibile rotolare inizialmente sul fianco)

– qualsiasi attività fisica che eserciti tensione sugli addominali.

Come viene effettuata la diagnosi? La diagnosi è per lo più di natura clinica, basata sull’osservazione visiva (e sulla storia clinica, che evidenzierà un recente parto).

Solo in casi rari, come ad esempio nelle pazienti obese, potrebbe essere necessario ricorrere a esami di imaging (specialmente in vista di un intervento chirurgico, per una precisa valutazione pre-operatoria). In tali circostanze, è possibile utilizzare l’ecografia o, eventualmente, la TAC/Risonanza magnetica. È fondamentale eseguire una diagnosi differenziale accurata per distinguere la diastasi da vere ernie della parete addominale, condizioni che potrebbero presentare rischi elevati di ostruzione intestinale, ischemia, incarcerazione e strangolamento.

Ma esistono delle cure efficaci? La diastasi addominale correlata alla gravidanza generalmente mostra una tendenza alla risoluzione spontanea entro 8 settimane dal parto.

Diastasi addominale
Diastasi addominale | Pixabay @TetianaMandziuk – Saluteweb.it

È possibile monitorare periodicamente l’ampiezza della separazione seguendo questi passaggi semplici:

  1. Distenditi sulla schiena, con le gambe piegate e i piedi a terra.
  2. Solleva leggermente le spalle dal pavimento e osserva l’addome (contrai i muscoli addominali durante questo processo).
  3. Utilizzando la punta delle dita, cerca delicatamente i bordi dei muscoli sia sopra che sotto l’ombelico, osservando quanti dita possono adagiarsi nello spazio creato.
  4. Ripetendo regolarmente questa procedura, è possibile monitorare la riduzione effettiva della distanza.

Se dopo 2 mesi dal parto è evidente una diastasi, è consigliabile comunicare tempestivamente la situazione al medico, il quale probabilmente consiglierà specifici esercizi mirati per facilitare una completa ripresa; mantenere una pratica regolare di attività per rafforzare il pavimento pelvico e i muscoli addominali contribuirà al processo di guarigione.

Sebbene non esistano protocolli definiti per il trattamento ottimale, la maggior parte delle fonti suggerisce una gestione conservativa che comprenda modifiche dello stile di vita, eventuali interventi per la perdita di peso e fisioterapia.

La soluzione definitiva per la diastasi addominale è di natura chirurgica e richiede competenze specifiche nel campo della chirurgia. L’intervento chirurgico varia a seconda del grado di gravità della diastasi. Nei casi di diastasi lieve o moderata, si esegue un’addominoplastica con il simultaneo riposizionamento dei muscoli retto-addominali. Concretamente, i due muscoli che si sono separati vengono avvicinati e uniti mediante particolari suture conosciute come “doppio petto”.

Se la diastasi è di grado severo o se i muscoli non sono sufficientemente elastici per essere riaffiancati, si rende necessario l’inserimento di una rete biocompatibile riassorbibile che agisce come connettore, agevolando il riconnessione dei muscoli e ripristinando la funzione di contenimento degli organi interni.

La dimissione solitamente avviene dopo 2-3 giorni dall’intervento, e nel periodo post-operatorio è consigliato l’uso di una pancera elastica contenitiva per circa un mese.

Fra le potenziali complicazioni dopo l’intervento chirurgico si includono:

– risultato estetico non soddisfacente,

– recupero sintomi non ottimale,

– recidiva (riapparizione della diastasi addominale),

Ci sono da prendere in considerazione, però, anche le tipiche complicanze di qualsiasi procedura, come:

– formazione di ematoma,

– infezione della ferita chirurgica,

– danno alle strutture circostanti,

– cicatrizzazione evidente dall’incisione.

Le procedure chirurgiche per il trattamento della diastasi dei retti possono essere suddivise in:

– laparotomiche (a cielo aperto), effettuate tramite l’approccio chirurgico tradizionale,

– minimamente invasive.

L’addominoplastica è la tecnica più rilevante a cielo aperto, che può migliorare anche l’aspetto estetico attraverso la rimozione di eventuali eccessi di grasso; tuttavia, comporta il rischio di complicanze, inclusa la possibile recidiva.

Tra le tecniche minimamente invasive disponibili ci sono, ad esempio:

– riparazione endoscopica pre-aponeurotica (REPA),

– tecnica THT,

– tecnica “Venetian blinds”,

che vengono valutate individualmente considerando le caratteristiche della paziente e l’esperienza del chirurgo.

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