Antibiotico-resistenza: cos’è e come si può prevenire

L’antibiotico-resistenza potrebbe diventare un grande problema per l’uomo. Lo sviluppo e l’impiego di antibiotici, che ha preso forma a partire dalla metà del XX secolo, ha rivoluzionato il mondo della medicina. Questo perché ha cambiato completamente il modo di approcciarsi al trattamento e alla prevenzione delle malattie infettive e delle infezioni. Negli ultimi anni, però, un fenomeno sta mettendo a rischio questa concezione. Si tratta, appunto, della resistenza agli antibiotici.

Antibiotico-resistenza: di cosa si tratta?

La definizione di antibiotico-resistenza, per l’Istituto Superiore di Sanità, è la seguente: la capacità di un batterio di resistere all’azione di uno o più farmaci antibiotici e quindi di sopravvivere e moltiplicarsi anche in loro presenza. Questo tipo di resistenza può essere sia innata (quando il batterio è naturalmente resistente ad un antibiotico), sia acquisita (quando un batterio diventa resistente all’azione di un farmaco antibiotico mediante modifiche al proprio patrimonio genetico).

Pastiglie
Immagine | Unsplash @Raimond Klavins – Saluteweb.it

La resistenza agli antibiotici da parte dei batteri sta diventando un problema notevole. Negli ultimi anni, infatti, antibiotici che erano comunemente utilizzati per curare le infezioni batteriche sono divenuti meno efficaci o non funzionano più. Sia chiaro, il fatto che i batteri sviluppino resistenza ad un antibiotico è un naturale processo evolutivo ma questo fenomeno è accelerato e aggravato da alcuni comportamenti scorretti e dallo scorretto utilizzo degli antibiotici.

Com’è stato possibile arrivare a questo punto?

Quali sono, quindi, i comportamenti scorretti che hanno portato a questo livello di allarme? Anche in questo caso è l’Iss a tracciare un quadro esaustivo:

  • l’aumentato uso di questi farmaci (incluso l’utilizzo non appropriato) sia in medicina umana che veterinaria
  • l’uso degli antibiotici in zootecnia e in agricoltura
  • la diffusione delle infezioni correlate all’assistenza causate da microrganismi antibiotico-resistenti (e il limitato controllo di queste infezioni)
  • una maggiore diffusione dei ceppi resistenti dovuto a un aumento dei viaggi e degli spostamenti internazionali.

La conseguenza di queste azioni rischia di avere, in prospettiva, conseguenze molto pesanti sulla medicina e, quindi, sulla salute dell’uomo. “L’uso continuo degli antibiotici aumenta la pressione selettiva favorendo l’emergere, la moltiplicazione e la diffusione dei ceppi resistenti – spiega l’Istituto Superiore di Sanità – Inoltre, la comparsa di patogeni resistenti contemporaneamente a più antibiotici (multidrug-resistance) riduce ulteriormente la possibilità di un trattamento efficace. È da sottolineare che questo fenomeno riguarda spesso infezioni correlate all’assistenza sanitaria, che insorgono e si diffondono all’interno di ospedali e di altre strutture sanitarie“.

Gli obiettivi dell’Oms

Sul tema di è espressa anche l’Organizzazione mondiale della sanità. Non potrebbe essere altrimenti, considerato che l’antibiotico-resistenza è oggi uno dei principali problemi di sanità pubblica a livello mondiale. Per questo motivo l’Oms ha stilato una serie di obiettivi da perseguire:

  • migliorare i livelli di consapevolezza attraverso informazione ed educazione efficaci rivolti al personale sanitario e alla popolazione generale
  • rafforzare le attività di sorveglianza
  • migliorare la prevenzione e il controllo delle infezioni
  • ottimizzare l’uso degli antimicrobici nel campo della salute umana e animale
  • sostenere ricerca e innovazione.

Oltre a questi punti, l’Oms così come l’Unione Europea hanno dato vita a una serie di progetti mirati e monitorano con particolare attenzione il fenomeno.

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