Roma, 5 dicembre 2025 – La solitudine, sempre più presente nelle società contemporanee, rappresenta un fenomeno complesso che coinvolge aspetti psicologici, sociali e sanitari. L’attenzione su questa tematica si è intensificata soprattutto dopo le restrizioni introdotte durante la pandemia di COVID-19, che hanno accentuato l’isolamento sociale e modificato le dinamiche di relazione tra le persone. Ma quali sono i reali rischi per la salute associati a questa condizione? E come è possibile affrontarla efficacemente?
Solitudine e isolamento sociale: differenze e impatti sulla salute
La distinzione tra solitudine, intesa come esperienza emotiva soggettiva, e isolamento sociale, che indica la reale assenza di rapporti significativi, è fondamentale. La solitudine può essere una condizione temporanea e non necessariamente negativa, mentre l’isolamento sociale protratto nel tempo rappresenta un serio fattore di rischio per la salute fisica e mentale. Studi recenti confermano che l’isolamento sociale è associato a un aumento significativo della mortalità , paragonabile a fattori di rischio come il fumo e superiore a quello di obesità e sedentarietà .
I meccanismi biologici alla base di questi effetti comprendono l’infiammazione sistemica e l’innalzamento cronico dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, che favorisce patologie croniche come ipertensione, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari. Inoltre, la solitudine favorisce comportamenti meno salutari, quali sedentarietà , consumo eccessivo di tabacco e alcol, nonché un’alimentazione squilibrata.
Effetti sulla salute mentale e neurologica
Gli studi longitudinali, come quelli condotti nell’ambito dello studio inglese ELSA, indicano che la solitudine rappresenta un importante fattore di rischio per la depressione, il suicidio e il peggioramento dell’alcolismo. La condizione di isolamento sociale aggrava anche disturbi del sonno e ansia, riduce l’autostima e può ostacolare l’accesso tempestivo alle cure mediche.
Non meno rilevante è l’associazione emergente tra solitudine e malattie neurodegenerative. Ricerca recente pubblicata nel 2023 ha evidenziato un incremento del rischio di sviluppare il morbo di Parkinson tra le persone che riferiscono sentimenti di solitudine. Parimenti, la solitudine è stata collegata a un raddoppio del rischio di demenza, mentre mantenere anche poche relazioni strette può ridurlo significativamente.
Strategie di prevenzione e intervento
Contrastare la solitudine richiede un approccio multidimensionale. È fondamentale distinguere tra solitudine volontaria e isolamento non desiderato. Nei casi in cui la solitudine si accompagna a sintomi fisici o psicologici significativi, è consigliabile rivolgersi al medico di medicina generale per una valutazione approfondita e, se necessario, intraprendere un percorso di psicoterapia, che spesso si avvale anche di gruppi di mutuo aiuto.
A livello preventivo, favorire la creazione di legami sociali attraverso attività sportive, culturali, di volontariato o hobby in compagnia è essenziale per contrastare la solitudine patologica. Anche piccoli gesti quotidiani, come mantenere contatti telefonici o digitali con amici e familiari, contribuiscono a rafforzare la rete di supporto sociale.
Infine, uno stile di vita sano, che comprenda una dieta equilibrata, attività fisica regolare e una buona igiene del sonno, rappresenta un complemento indispensabile per mitigare gli effetti negativi dell’isolamento sociale.
Le società moderne, in particolare quelle con un alto PIL pro capite come quelle europee e nordamericane, registrano un aumento delle famiglie unipersonali e delle persone che vivono da sole, fenomeno che richiede una riflessione approfondita sulle implicazioni sociali e sanitarie di questa trasformazione demografica. In questo contesto, la ricerca e l’intervento sanitario dovranno continuare a monitorare e affrontare le sfide poste dalla solitudine per tutelare il benessere collettivo.
