Idrocele, cos’è, quali sono i suoi sintomi e come si cura

L’idrocele è una condizione patologica caratterizzata dall’accumulo significativo di liquido tra il testicolo e la tunica vaginale, una membrana sierosa che circonda il testicolo. Normalmente, è presente una modesta quantità di liquido che svolge una funzione protettiva e agevola il movimento del testicolo. Questo liquido viene costantemente prodotto e assorbito dalla tunica vaginale, ma un accumulo patologico, dovuto a diverse cause, porta a un aumento del volume della sacca scrotale. L’insorgenza dell’idrocele è più comune nei neonati e negli adulti di età superiore ai 40 anni. Ma vediamo tutto quello che c’è da sapere a proposito di questa condizione così particolare.

Caratteristiche e informazioni generali sull’idrocele

L’idrocele è un accumulo di liquido che circonda il testicolo e provoca un rigonfiamento dello scroto. Questa condizione, insieme all’ernia inguinale, si origina dalla mancata chiusura del dotto peritoneo-vaginale, un canale di comunicazione tra la cavità addominale (dove si sviluppa il testicolo durante la gravidanza) e lo scroto (dove il testicolo si colloca prima della nascita). Durante la gravidanza, il testicolo migra nello scroto attraverso questo canale, portando con sé vasi sanguigni e nervi che formeranno il funicolo spermatico.

Ecografia idrocele
Ecografia idrocele | Pixabay @MdBabulHosen – Saluteweb

Normalmente, il dotto peritoneo-vaginale si chiude entro il primo mese di vita. Tuttavia, se non si chiude completamente, possono verificarsi diverse complicazioni:

– In entrambi i sessi, se il dotto è completamente aperto, si può sviluppare un’ernia inguinale congenita.

– Nei maschi, se il canale inguinale rimane aperto, si può formare una comunicazione tra lo scroto e l’addome, causando un idrocele comunicante.

– Sempre nei maschi, può verificarsi la formazione di una cisti con contenuto liquido, nota come cisti del funicolo.

Se c’è solo un idrocele, senza ernia, si ritiene che l’apertura del dotto sia normale fino ai 18 mesi di vita. Tuttavia, se questa condizione persiste oltre questo periodo, si consiglia l’intervento chirurgico poiché l’apertura del dotto aumenta il rischio di sviluppare un’ernia inguinale.

Le cause e le tipologie di idrocele

In base alle cause che portano alla formazione della patologia, l’idrocele può essere classificato come segue:

– Idrocele congenito: si verifica quando il dotto peritoneo-vaginale non si chiude completamente durante lo sviluppo fetale, permettendo il passaggio di liquido peritoneale o la protrusione di visceri addominali. Questo canale si forma intorno al terzo mese di gravidanza, durante il quale il testicolo si sviluppa nella cavità addominale e poi si sposta verso lo scroto. Idealmente, il dotto dovrebbe chiudersi dopo la discesa del testicolo, ma se ciò non avviene, come detto in precedenza, può risultare in un idrocele o nell’ernia inguinale.

– Idrocele secondario: si sviluppa a seguito di traumi gravi o processi irritativi che coinvolgono il testicolo, portando a un aumento della produzione di liquido e a un ridotto drenaggio da parte dei vasi linfatici.

– Idrocele idiopatico: si manifesta senza cause note o identificabili.

I sintomi e le complicanze

La presenza di un surplus di liquido provoca l’ingrandimento dello scroto. Questo gonfiore può causare dolore nella zona del testicolo, solitamente più acuto nelle ore pomeridiane. Gonfiore e dolore costituiscono il quadro clinico predominante, ma possono verificarsi, sebbene più raramente, tumefazioni del testicolo e dell’inguine, sensazione di pressione alla base del pene, e disagio e difficoltà nel camminare.

Se l’idrocele non è correlato a fattori clinicamente significativi, viene considerato una condizione senza complicazioni gravi e, se non di dimensioni considerevoli, non di solito riduce la fertilità o la funzione sessuale. Tuttavia, questi fattori non dovrebbero scoraggiare il paziente dall’effettuare una valutazione specialistica accurata e, se necessario, da considerare trattamenti medici o chirurgici.

Diagnosi

La diagnosi si basa sulla storia medica fornita dai genitori del bambino (l’attendibilità è cruciale) e sull’esame visivo delle due regioni inguinali. Se non c’è un gonfiore evidente, la visita, soprattutto nei maschi, comprende la palpazione del canale inguinale, sempre considerando le informazioni fornite dai genitori. Durante l’esame, può essere individuato un ispessimento caratteristico del funicolo spermatico, ma è importante escludere l’ernia inguinale. Di solito, l’idrocele può essere identificato se è più lungo che largo, teso, duro, privo di sintomi, trasparente alla luce (con una torcia dietro lo scroto) e situato lungo il funicolo o attorno al testicolo.

A volte, il bambino può presentare una piccola massa rotonda, tesa ma non dolorosa, nella parte superiore dello scroto o nel canale inguinale, che è più comunemente una cisti del funicolo.

Le terapie disponibili

Di solito, l’idrocele congenito si risolve spontaneamente e non viene trattato nei primi anni di vita (tra il terzo e il quarto anno). Tuttavia, se non si risolve da solo o la situazione peggiora, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico.

Idrocele
Idrocele | Pixabay @blueringmedia – Saluteweb

Il trattamento dell’idrocele secondario dipende dalla causa sottostante, ma negli adulti spesso è necessario un intervento chirurgico per risolvere completamente la condizione, anche se talvolta può verificarsi una parziale regressione spontanea.

L’idrocele può essere trattato con due approcci diversi: drenaggio percutaneo (aspirazione del liquido tramite una puntura nello scroto) con o senza scleroterapia, oppure idrocelectomia.

L’aspirazione del liquido seguita da scleroterapia, sebbene possa essere eseguita in casi in cui l’intervento chirurgico sia rischioso a causa di problemi del paziente, come allergie o condizioni mediche preesistenti, è evitata a causa dell’alto tasso di recidiva e dei rischi di infezione.

La scleroterapia comporta l’iniezione di sostanze irritanti all’interno dello scroto dopo il suo svuotamento, ma può causare ostruzioni dell’epididimo e dolori postoperatori significativi, con il rischio di recidiva dell’idrocele.

In caso di idrocele recidivo, spesso multiloculato, il trattamento può essere più complesso.

L’intervento chirurgico è il trattamento standard per l’idrocele e può essere eseguito con anestesia locale o generale, anche in regime di day-surgery. Ha una durata media di circa 20 minuti e offre risultati eccellenti con bassi tassi di recidiva utilizzando la tecnica di escissione ed eversione della tunica vaginale che riveste il didimo, creando una barriera contro la raccolta di liquido. Le complicazioni più comuni dell’intervento chirurgico includono dolore e formazione di ematomi nella zona trattata. Altre possibili complicanze sono emorragia, infezione e parestesia scrotale. Dopo il ricovero, il paziente dovrà seguire una terapia antibiotica e indossare un sospensorio. La medicazione compressiva rimarrà in sede per circa 24 ore, sostituita poi da una medicazione standard da rimuovere dopo circa 7 giorni. Per una ripresa completa, è consigliabile che il paziente eviti sforzi fisici per almeno 5 giorni.

Come prevenire l’idrocele

Purtroppo non ci sono modi per prevenire l’idrocele congenito. Tuttavia, è possibile prevenire l’idrocele reattivo proteggendo lo scroto da eventuali traumi.

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