
Un uomo intento a lavorare | Pixabay @StartupStockPhotos - Alanews.it
Per chi soffre di questa condizione, che può avere effetti invalidanti, il lavoro diventa un modo per evitare emozioni spiacevoli o per colmare un senso di vuoto
La dipendenza dal lavoro, conosciuta anche con il termine inglese workaholism, è una condizione insidiosa ma spesso sottovalutata. Non si tratta semplicemente di essere molto impegnati o motivati, ma di un vero e proprio bisogno compulsivo di lavorare, al punto da trascurare la propria salute, gli affetti e il tempo libero.
Quando il lavoro diventa una prigione
Essere dediti alla propria carriera è spesso visto come un valore positivo. Tuttavia in alcune persone il desiderio di successo e riconoscimento può trasformarsi in un meccanismo di fuga: il lavoro diventa un modo per evitare emozioni spiacevoli o per colmare un senso di vuoto. Proprio come accade con altre forme di dipendenza, anche il workaholism può avere gravi conseguenze sul benessere psico-fisico.
Secondo gli esperti, questa forma di dipendenza comportamentale non è ancora ufficialmente classificata come disturbo mentale, ma i suoi effetti possono essere profondamente invalidanti. Chi ne soffre tende a perdere il controllo sul tempo dedicato al lavoro e fatica a “staccare la spina”, anche nei momenti dedicati al riposo o alla famiglia.
Le radici del problema
Le cause alla base della dipendenza dal lavoro sono molteplici. Da un lato ci sono pressioni sociali e culturali: in molte società occidentali, essere produttivi viene spesso equiparato a essere persone di valore. In contesti dove il sacrificio personale per il lavoro è visto come un segno di virtù – basti pensare al fenomeno del karoshi in Giappone, ovvero la morte per troppo lavoro – il rischio è ancora più alto.
A livello individuale, tratti come il perfezionismo, l’insicurezza o la tendenza al controllo possono alimentare la necessità di sentirsi sempre all’altezza. Anche l’educazione ricevuta e l’ambiente familiare giocano un ruolo importante: crescere in contesti dove il lavoro è l’unico metro di giudizio può influenzare profondamente il rapporto con la propria identità adulta.
Infine, alcuni studi ipotizzano che alla base possa esserci un coinvolgimento del sistema dopaminergico, lo stesso che regola il piacere e la ricompensa. In pratica, il cervello associa il lavoro a una fonte di gratificazione immediata, spingendo la persona a ricercarne sempre di più.
Come riconoscere la dipendenza dal lavoro
Il workaholism si manifesta con una serie di sintomi che spaziano dalla sfera psicologica a quella fisica. A livello mentale, si osservano spesso pensieri ricorrenti legati al lavoro, difficoltà a rilassarsi, ansia, irritabilità e una costante tensione interiore. Sul piano comportamentale, si nota l’incapacità di smettere di lavorare anche quando non è necessario, e la tendenza a sacrificare relazioni, sonno e tempo libero.
Dal punto di vista fisico, questa condizione può tradursi in mal di testa frequenti, disturbi del sonno, problemi digestivi, dolori muscolari e, nei casi più gravi, un abbassamento generale delle difese immunitarie.
Tutti questi segnali rappresentano un campanello d’allarme che non andrebbe mai ignorato.
Strategie per affrontare e superare la dipendenza
Il primo passo per uscire dalla spirale del workaholism è prenderne consapevolezza. Riconoscere di avere un problema permette di iniziare un percorso di cambiamento. Il supporto di uno psicologo o psicoterapeuta può essere fondamentale per comprendere le radici emotive della dipendenza e imparare a gestire lo stress in modo più sano.
La psicoterapia individuale rappresenta uno degli strumenti più efficaci: permette di esplorare la storia personale, rielaborare convinzioni disfunzionali e costruire nuove abitudini orientate all’equilibrio tra vita lavorativa e personale.
Anche alcuni accorgimenti pratici possono aiutare: stabilire orari precisi per lavorare, riservare del tempo a hobby e passioni, imparare a dire “no” quando necessario e prendersi delle pause regolari durante la giornata. L’esercizio fisico, la meditazione e uno stile di vita sano contribuiscono inoltre a ridurre il bisogno compulsivo di iperproduttività.
Infine, non bisogna sottovalutare il ruolo della rete sociale. Avere accanto persone che incoraggiano a rallentare e che offrono un punto di vista esterno può fare la differenza nel processo di guarigione.