Parodontite o gengivite? I sintomi da conoscere per distinguerle

Un check up dal dentista

Un check up dal dentista | Unsplash @Caroline LM - Saluteweb.it

Alessandro Bolzani

17 Dicembre 2025

Una corretta igiene orale quotidiana, associata a controlli periodici dal dentista, è uno degli strumenti più efficaci per mantenere il cavo orale in salute. Quando queste buone abitudini vengono trascurate, però, il rischio di sviluppare patologie gengivali aumenta sensibilmente. Tra le più diffuse ci sono gengivite e parodontite, due condizioni strettamente collegate ma profondamente diverse per gravità, conseguenze e possibilità di guarigione. Comprenderne i sintomi e le differenze è fondamentale per intervenire in tempo ed evitare danni permanenti.

Gengivite: l’infiammazione iniziale delle gengive

La gengivite è una forma di infiammazione superficiale che interessa esclusivamente le gengive. È causata principalmente dall’accumulo di placca batterica lungo il margine gengivale, una pellicola invisibile composta da batteri che si forma quotidianamente sui denti. Quando la placca non viene rimossa in modo adeguato attraverso lo spazzolamento e la pulizia interdentale, i tessuti gengivali reagiscono infiammandosi. Le gengive appaiono quindi arrossate, gonfie e tendono a sanguinare durante la pulizia dei denti.

La gengivite rappresenta un vero e proprio campanello d’allarme. Se viene individuata dal dentista e trattata tempestivamente, è possibile recuperare completamente la salute gengivale in tempi relativamente brevi. In questa fase, infatti, non si è ancora verificata alcuna perdita delle strutture che sostengono il dente. Il problema nasce quando l’infiammazione viene ignorata o sottovalutata: in questi casi, la gengivite può evolvere nella forma più grave e complessa della malattia gengivale, la parodontite.

Parodontite: una malattia cronica che colpisce i tessuti profondi

La parodontite è una malattia infiammatoria cronica innescata da microrganismi batterici che, partendo dalle gengive, si estendono in profondità. A differenza della gengivite, questa patologia non coinvolge solo i tessuti molli, ma danneggia progressivamente l’apparato di supporto del dente, noto come parodonto. Il parodonto comprende la gengiva, l’osso alveolare, il legamento parodontale e il cemento radicolare, ovvero tutte le strutture che consentono al dente di restare ancorato all’osso mascellare.

Quando la parodontite progredisce, l’infiammazione cronica porta alla distruzione di questi tessuti, causando mobilità dentale e, nei casi più gravi, la perdita dei denti. Non a caso, il termine “parodontite” deriva dal greco “peri” (attorno) e “odonto” (dente), a indicare una malattia che colpisce tutto ciò che circonda il dente. Oltre alle conseguenze funzionali, come la difficoltà nella masticazione, la parodontite può provocare problemi estetici e di fonazione, rendendo più faticoso anche parlare.

Dalla gengivite alla parodontite: come avviene il passaggio

Il legame tra gengivite e parodontite è diretto e inequivocabile: la parodontite inizia sempre con una gengivite non trattata. Quando la placca non viene rimossa, tende a mineralizzarsi trasformandosi in tartaro, un deposito duro che non può essere eliminato con il semplice spazzolino. Il tartaro favorisce la formazione delle cosiddette tasche parodontali, spazi anomali tra dente e gengiva in cui i batteri possono proliferare indisturbati.

All’interno di queste tasche si sviluppano microrganismi particolarmente aggressivi che innescano una risposta infiammatoria del sistema immunitario. Questo meccanismo, nato per difendere l’organismo, finisce però per danneggiare anche i tessuti sani, causando la progressiva distruzione dell’osso e del legamento parodontale. È in questo momento che la malattia diventa irreversibile.

I sintomi: segnali da non sottovalutare

Nelle fasi iniziali, gengivite e parodontite possono presentare sintomi simili. Il segnale più comune è il sanguinamento gengivale durante lo spazzolamento, spesso accompagnato da arrossamento, gonfiore, alito cattivo e una sensazione di sapore sgradevole in bocca. Proprio questa somiglianza rende la parodontite agli esordi una patologia subdola, facilmente confondibile con una semplice gengivite.

Con il progredire della malattia, però, i sintomi diventano più evidenti. Le gengive tendono a ritirarsi, facendo apparire i denti più lunghi, compaiono dolore e sensibilità, e i denti iniziano a muoversi. Nei fumatori, il sanguinamento può essere meno evidente a causa dell’effetto della nicotina sui vasi sanguigni, ma il danno ai tessuti è altrettanto grave. Spesso ci si accorge della parodontite solo tra i 40 e i 50 anni, quando i danni sono già significativi, anche se il dentista può individuarla molto prima durante una visita di controllo.

Le differenze chiave tra gengivite e parodontite

La distinzione principale tra le due condizioni riguarda la profondità del danno. La gengivite è limitata alle gengive ed è completamente reversibile. La parodontite, invece, comporta la perdita di osso e di strutture di sostegno del dente, un danno che non può essere recuperato. Per questo motivo, mentre la gengivite può essere risolta con una buona igiene orale e trattamenti professionali di base, la parodontite richiede cure più complesse e continuative da parte di un dentista o di un parodontologo.

Cosa succede se la parodontite non viene curata

Dalla parodontite non si può guarire definitivamente, ma se diagnosticata per tempo è possibile arrestarne la progressione. Se trascurata, la conseguenza più grave è la perdita dei denti, dovuta alla compromissione dell’osso alveolare. La diagnosi tardiva o l’assenza di trattamento lasciano alla malattia piena libertà di agire, con effetti spesso irreversibili.

Prevenzione e intervento: cosa fare subito

L’infiammazione delle gengive non è né normale né inevitabile. Gengivite e parodontite possono essere prevenute adottando una corretta igiene orale quotidiana e sottoponendosi a controlli regolari, almeno una volta all’anno. Lavarsi i denti almeno due volte al giorno per un tempo adeguato, pulire gli spazi interdentali e prestare attenzione alle zone più difficili da raggiungere sono comportamenti fondamentali.

Se le gengive sanguinano, non bisogna attendere: rivolgersi subito al dentista è una scelta di prudenza, non un eccesso di zelo. In presenza di gengivite, il trattamento si basa su pulizia professionale, igiene domiciliare corretta, alimentazione equilibrata ed eliminazione dei fattori di rischio come il fumo. Nei casi di parodontite, invece, possono rendersi necessari interventi più invasivi, come la levigatura radicolare, terapie antibiotiche e, nei quadri più complessi, trattamenti chirurgici mirati.

Perché riconoscerle in tempo fa la differenza

Conoscere i sintomi e le differenze tra gengivite e parodontite significa proteggere non solo il sorriso, ma la salute orale nel suo complesso. La gengivite è un avvertimento che l’organismo lancia chiaramente: ignorarlo può trasformare un problema reversibile in una patologia cronica con conseguenze permanenti. La prevenzione e la diagnosi precoce restano le armi più efficaci per evitare che ciò accada.

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