La medicina generale in Italia affronta una crisi senza precedenti, aggravata da un crescente disinteresse dei giovani. Secondo Silvestro Scotti, segretario della Fimmg, servono risorse per rendere attrattiva la specializzazione, non riforme inefficaci. La proposta di trasformare i medici di base in dipendenti incontra l’opposizione del sindacato. La carenza di medici di famiglia è critica, con oltre 5.500 posizioni vacanti e proiezioni di ulteriori uscite entro il 2027
La medicina generale in Italia si trova ad affrontare una crisi profonda, caratterizzata da un crescente disinteresse da parte dei giovani verso questa professione. Silvestro Scotti, segretario della Federazione Italiana dei Medici di Famiglia (Fimmg), ha espresso la sua posizione riguardo alle recenti proposte di riforma del ministro della Salute, Orazio Schillaci. Secondo Scotti, non sono necessarie riforme pasticciate, ma piuttosto un incremento delle risorse destinate alla formazione e all’attrattività della specializzazione.
La riforma in discussione prevede il passaggio dei medici di famiglia da un rapporto di convenzione a uno di dipendenza dal Servizio Sanitario Nazionale. Questa proposta, sostenuta da alcune forze politiche, ha suscitato forti preoccupazioni tra i rappresentanti della categoria. Scotti ha avvertito che un tale cambiamento potrebbe risultare controproducente, con conseguenze negative per i cittadini. In Paesi come Spagna e Portogallo, dove i medici di base sono dipendenti, si è osservato un allontanamento dal rapporto diretto con i pazienti, a favore di un sistema di prenotazione tramite piattaforme online, che limita la disponibilità dei medici.
Un sondaggio recentemente condotto tra 3.000 medici in formazione ha rivelato che oltre il 40% abbandonerebbe il corso se il modello di dipendenza venisse implementato. Attualmente, l’Italia sta già affrontando una carenza di medici di famiglia, con 5.500 posti vacanti e ulteriori 7.300 medici previsti in uscita dal lavoro entro il 2027. Scotti ha sottolineato che il vero nodo da sciogliere è il numero insufficiente di borse di studio per la formazione in medicina generale, che attualmente sono poco più di 2.000 all’anno e spesso non vengono assegnate. Le borse, inoltre, offrono un compenso di 900 euro mensili, significativamente inferiore ai quasi 2.000 euro previsti per altre specializzazioni.
La situazione critica della medicina di famiglia richiede un’attenzione urgente, sia da parte delle istituzioni che della società, per garantire un futuro sostenibile e di qualità per il sistema sanitario italiano. È fondamentale che si investa nella formazione e si creino condizioni più attrattive per i giovani professionisti, affinché possano scegliere con entusiasmo questa importante carriera.
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