Il nome “sindrome di Alice nel paese delle Meraviglie”, preso dal famoso libro per bambini, venne coniato dallo psichiatra britannico John Todd nel 1955, che, a seguito di alcuni suoi studi su pazienti che soffrivano di emicrania ed epilessia, notò la presenza di distorsioni percettive che alteravano le informazioni sensoriali su se stessi e sul mondo circostante.
Come riportato da Todd e da Lippman, un neurologo statunitense (il primo ad aver individuato i sintomi tipici della sindrome nel 1952) i sintomi più comuni della sindrome di Alice nel paese della Meraviglie sono le illusioni relative al proprio corpo, come ad esempio il sentirsi rimpicciolire o ingigantire o l’avere la sensazione che le proprie parti del corpo cambino dimensione o forma.
Sono stati diversi i problemi per cui gli studi finora portati avanti non sono arrivati a comprendere la natura di questa sindrome: il primo fra tutti è la facilità con cui i sintomi sono confusi con quelli di alcuni disturbi psicotici, il secondo è la riluttanza dimostrata da alcuni pazienti nello spiegare le sensazioni provate perché pervasi dalla vergogna o intimoriti dalla probabilità di non essere creduti o di essere creduti pazzi. Aver dato un nome a questa sindrome ha sicuramente aiutato le persone ad aprirsi e a chiedere maggiore aiuto in presenza dei sintomi tipici della stessa, ma ancora oggi non si hanno certezze sul perché e sul come essi si manifestino.
Esistono due tipi di sintomi principali di questa sindrome e sono stati descritti nel 2002 da Podoll, Ebel, Robinson e Nicola nel loro testo “Obligatory and facultative symptoms of the Alice in wonderland syndrome”:
I sintomi sono sempre riconosciuti dai pazienti che vivono quello che vedono come un qualcosa di anormale, quindi, a differenza di alcuni disturbi psicotici, qui i soggetti sono sempre consapevoli del fatto che quello che vedono non è reale.
Per quanto ancora non si abbiano certezze circa le cause di questa sindrome, molti esperti affermano che la causa più probabile potrebbe essere un’anormale eccitazione corticale, che porterebbe a un maggiore afflusso di sangue alle aree deputate alla formazione della percezione e di conseguenza alla creazione delle allucinazioni.
Bisogna dire però che, secondo altri studiosi, la comparsa di questa sindrome potrebbe essere dovuta ad alcune malattie virali, come il virus Epstein-Barr o addirittura, in alcuni casi, dalla mononucleosi.
La soluzione al mistero della sindrome di Alice nel paese delle Meraviglie non sembra quindi essere così vicina, ma l’augurio è quello di riuscire a fare grandi passi avanti nella ricerca e riuscire a dare una risposta e una possibile cura ai pazienti affetti da questa malattia.
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