L’HIV preoccupa l’Oms: l’appello a rafforzare prevenzione, test e accesso alle cure per contrastare diagnosi tardive
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) hanno diramato un nuovo allarme sulla diffusione dell’Hiv in Europa nel corso del 2024. Dati ufficiali indicano che sono stati registrati oltre 24mila nuovi casi di infezione da HIV nei Paesi dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo, con un tasso di positività pari a 5,3 ogni 100.000 abitanti.
HIV: i dati epidemiologici e il calo delle diagnosi
Secondo il rapporto congiunto Oms-Ecdc intitolato Hiv/Aids surveillance in Europe, il totale delle diagnosi rappresenta una diminuzione del 14,1% rispetto al 2015 e del 5,4% rispetto al 2023. Tuttavia, gli esperti sottolineano che questa riduzione va interpretata con cautela: potrebbe essere influenzata da ritardi e vizi nelle segnalazioni piuttosto che da una reale diminuzione della trasmissione. In particolare, la maggiore tempestività diagnostica dopo la pandemia di Covid-19 ha probabilmente determinato un aumento delle segnalazioni nei periodi immediatamente successivi, alterando le statistiche attuali.

Il report evidenzia inoltre che il calo dei casi potrebbe anche essere compatibile con una reale riduzione della trasmissione, favorita dalla più ampia diffusione della terapia antiretrovirale (Art), che sostiene il principio “non rilevabile = non trasmissibile” (U=U), dall’implementazione su larga scala di iniziative di test e trattamento, dalla profilassi pre-esposizione (PrEP) e dai servizi di riduzione del danno per le persone che fanno uso di droghe iniettive.
Diagnosi tardive e necessità di interventi urgenti
Un dato particolarmente allarmante riguarda il fatto che oltre la metà delle diagnosi di HIV in Europa avviene troppo tardi, con il 54% delle nuove diagnosi che non garantisce un trattamento ottimale. Nella sola Unione europea e nello Spazio economico europeo la percentuale si attesta al 48%. La maggior parte delle persone diagnosticate tardivamente presenta una conta dei linfociti CD4 inferiore a 350 cellule/mm³, con un terzo in uno stadio avanzato di infezione (< 200 cellule/mm³).
Il fenomeno della diagnosi tardiva è più frequente tra uomini eterosessuali, tossicodipendenti e persone anziane, con significative differenze geografiche. L’Oms e l’Ecdc evidenziano inoltre un aumento delle persone che convivono con l’HIV non diagnosticato, definito una “crisi silenziosa” che contribuisce alla trasmissione del virus.
Hans Henri P. Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’Oms, ha sottolineato che non si sta facendo abbastanza per eliminare le barriere dello stigma e della discriminazione, che impediscono l’accesso ai test diagnostici. Per questo motivo, le due agenzie internazionali invitano a potenziare e rendere routinari i test per l’HIV, favorendo anche l’accesso all’autotest e raggiungendo le persone escluse dalle strutture sanitarie tradizionali.
