
L'interno di un ospedale | Pixabay - Saluteweb.it
Oltre 50mila diagnosi mancate di tumori e lesioni pre-cancerose sono il risultato di una bassa adesione agli screening oncologici gratuiti. Solo il 43% della popolazione target ha partecipato ai programmi, evidenziando disuguaglianze territoriali e la necessità di migliorare la prevenzione
Un recente report della Fondazione Gimbe ha sollevato un campanello d’allarme riguardo la scarsa adesione agli screening oncologici gratuiti in Italia, evidenziando che oltre 50mila diagnosi di tumori e lesioni pre-cancerose non sono state individuate a causa di questa situazione. Secondo i dati del 2023 forniti dall’Osservatorio nazionale screening (Ons), la metà degli italiani non partecipa agli screening per il tumore della mammella e della cervice, mentre due terzi della popolazione non si sottopone a quello per il colon-retto. Questo è un dato preoccupante, che mette a rischio la salute pubblica e la capacità del sistema sanitario di diagnosticare precocemente patologie che, se trattate tempestivamente, potrebbero salvare vite.
La situazione attuale degli screening oncologici
Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, ha commentato la situazione mettendo in evidenza come le adesioni agli screening siano ancora troppo basse e come le disuguaglianze territoriali contribuiscano a questo scenario. Nel 2023, quasi 16 milioni di persone sono state invitate a partecipare a programmi di screening, ma solo 6,9 milioni di queste hanno effettivamente aderito. Questi numeri non solo rivelano una scarsa partecipazione, ma anche una marcata differenza tra le varie regioni italiane e tra i diversi tipi di screening. Questo fenomeno evidenzia un problema sistemico che richiede interventi mirati e strategie di sensibilizzazione più efficaci.
L’importanza degli screening oncologici
Gli screening oncologici, parte dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), sono strumenti fondamentali per la diagnosi precoce di alcune delle forme di cancro più diffuse. Le categorie di screening includono la mammografia per le donne tra i 50 e i 69 anni, lo screening per il tumore della cervice uterina per donne tra i 25 e i 64 anni e lo screening per il colon-retto per uomini e donne tra i 50 e i 69 anni. Nonostante la possibilità di accesso gratuito a questi importanti test, la partecipazione rimane insoddisfacente.
Le disuguaglianze regionali e le sfide future
Il report dell’Ons fornisce diversi indicatori per valutare la qualità del processo di screening, evidenziando come vi sia una notevole variabilità tra le diverse regioni italiane. Le modalità di invito, le strategie di recupero dei non aderenti e, soprattutto, le coperture della popolazione target sono aspetti che mostrano forti differenze. Questo porta a una situazione in cui alcune regioni raggiungono tassi di adesione più alti, mentre altre lottano con numeri nettamente inferiori.
Cartabellotta ha inoltre sottolineato che, sebbene si registri una crescita nel numero di inviti e una leggera miglioria nella copertura della popolazione, siamo ancora lontani dall’obiettivo fissato dal Consiglio Europeo nel 2022 di garantire una copertura degli screening oncologici del 90% entro il 2025. Nel 2023, la mancata adesione a questi programmi ha significato non identificare circa 10.900 carcinomi della mammella, di cui quasi 2.400 invasivi di piccole dimensioni. Inoltre, si stima che siano rimasti non diagnosticati quasi 10.300 lesioni pre-cancerose del collo dell’utero e oltre 5.200 tumori del colon-retto, insieme a quasi 24.700 adenomi avanzati.
La questione della prevenzione e della promozione della salute emerge come un tema cruciale. Questi due elementi sono essenziali per ridurre l’incidenza delle malattie e garantire la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Tuttavia, il paradosso è evidente: da un lato si registrano lunghe liste d’attesa per esami diagnostici, mentre dall’altro milioni di cittadini non partecipano ai programmi di screening organizzati, perdendo opportunità vitali per la loro salute.
La sfida per il futuro sarà quindi quella di sviluppare strategie di comunicazione e sensibilizzazione più efficaci che possano incentivare la popolazione a partecipare attivamente agli screening oncologici, affinché il diritto alla salute sia garantito a tutti.