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Appendicite: cos’è, quali sono i suoi sintomi e come si cura

L’appendicite è l’infiammazione improvvisa e acuta dell’appendice, un organo posizionato nella parte bassa della pancia, sottile e a forma di sacchetto allungato. Questo, ricco di tessuto linfatico, parte dal colon e si irradia per una lunghezza di 5-10 cm. L’appendicite si verifica quando la cavità interna di questa, chiamata il lume dell’appendice, viene ostruita dal ristagno di residui di cibo, muco e piccole feci. Quando questa sostanze ristagnano, non potendo fuoriuscire dall’organo, proliferano i batteri: questi causano l’arrossamento, la formazione di pus e il gonfiore. Il rischio principale che si corre con l’appendicite è la rottura, o la perforazione, dell’organo stesso: questa condizione può portare alla peritonite, cioè un’infiammazione del peritoneo. Questa è una membrana sottile che riveste l’interno della parete addominale, e ricopre gli organi interni dell’addome. 

Foto | Pixabay @Darko Djurin

I sintomi dell’appendicite

L’appendicite può colpire chiunque. Non esistono, infatti, dei fattori di rischio che possono predisporre all’insorgenza di questa malattia. Tuttavia, questa tende a manifestarsi tra i 6 e i 30 anni. Come accorgersi, allora, di avere in corso un’infezione dell’appendice? Tra i sintomi più comuni troviamo il malessere generale, la febbre alta, la nausea e il vomito, la diarrea o, al contrario, la stitichezza, i crampi, il gonfiore, e il dolore addominale, che tende a peggiorare nel giro di 24 ore. Questo tende a manifestarsi soprattutto nella parte bassa dell’addome, interessando anche lo stomaco. Come riportato anche dall’Humanitas, non c’è nessun modo per prevenire l’appendicite: tuttavia, è un disturbo che tende a interessare meno coloro che mangiano frutta e verdura, ovvero cibi ricchi di fibre. 

Foto | Pixabay @Parentingupstream

Come si cura l’appendicite

In caso di sospetta appendicite, ovviamente, è bene recarsi immediatamente dal proprio medico curante. Tendenzialmente, può essere facilmente diagnosticata a partire dalla comparsa dei primi disturbi, e dallo stato generale di salute del paziente. Se ritenuto necessario, il medico potrebbe prescrivere una serie di esami diagnostici, come la Tac, un’analisi del sangue, e un’ecografia per confermare la diagnosi. A seguito della valutazione medica, verrà scelta una terapia specifica, basata su una serie di parametri: pericolo di rottura dell’appendice, condizioni di salute, età, e le malattie avute in precedenza. Tuttavia, la cura più frequente consiste nella rimozione chirurgica dell’appendice, al fine di evitare che questa si rompa. La sua mancanza non provoca, infatti, alcun problema, poiché l’appendice non svolge alcuna funzione indispensabile nell’organismo. L’intervento chirurgico può essere effettuato in due modi, tramite chirurgia mininvasiva (laparoscopia), o tramite chirurgia aperta con metodo tradizionale (laparotomia): nel caso in cui i medici decidano di non operare immediatamente, un’alternativa all’intervento può essere rappresentata da una terapia antibiotica e dall’uso di una borsa da ghiaccio. Tuttavia, l’unica terapia risolutiva è l’intervento chirurgico. 

Lavinia Nocelli

Sono una fotogiornalista di Senigallia. Mi occupo di salute mentale, migrazioni e conflitti sociali: ho realizzato reportage nei campi profughi di Calais e Dunkerque, in Romania, Ucraina e Albania, a bordo della Sea Watch e in Irlanda del Nord. Collaboro con The Independent, Il Manifesto, Lifegate, TPI, InsideOver, Skytg24, e Good Morning Italia, tra gli altri

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