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Afasia, cos’è il disturbo di cui soffre Bruce Willis

Bruce Willis, qualche mese fa, è stato costretto a ritirarsi dalle scene a causa dell’afasia. Una condizione nella quale si perde la capacità di comunicare. Viene definito disturbo acquisito perché si riferisce alla perdita di una funzione appresa, che nel caso dell’afasia riguarda l’incapacità di articolare e comprendere le parole. E riguarda sia la capacità di esprimersi sia quella di comprendere il linguaggio, parlato oppure ancora scritto. Può insorgere all’improvviso dopo un ictus o dopo un trauma cranico, ma può anche svilupparsi in maniera più lenta, ovvero parallelamente a un tumore cerebrale o a una malattia neurodegenerativa.

Immagine | Pixabay @ElisaRiva

Le sensazioni

Per l’afasico le sensazioni non sono per niente buone. Chi ne viene colpito, si sente isolato: comunicare è alla base dei rapporti umani e non poterlo fare può provocare frustrazione. Anche perché l’afasico sente perfettamente, ma non è in grado di decifrare il significato delle parole che ascolta non riesce a parlare, a esprimersi, pur non avendo alcuna alterazione dell’apparato della fonazione. In sostanza, perde quella capacità di tradurre i simboli verbali in pensiero e il pensiero in simboli verbali. Inoltre, l’afasico può avere anche disturbi nei calcoli, in quanto le capacità aritmetiche sono connesse alle funzioni del linguaggio. Questo è quello che è accaduto a Bruce Willis, l’attore di Die Hard, Il quinto elemento, The Jackal, Armageddon e The Sixth Sense, giusto per citare alcuni dei suoi successi cinematografici.

Le cause

Per quanto riguarda il famoso attore di Hollywood, non è chiaro quale siano le cause che hanno portato a questa sconcertante diagnosi. Come detto, sono variabili. In primis, in cima alla lista, ci sono l’ictus e il trauma cranico. Se avviene una situazione genere, in questi casi improvvisamente non si è più in grado di capire e di parlare. Inoltre, altre cause sono i tumori cerebrali e qui gli esordi sono subacuti, i decorsi possono essere variabili. Infine, esistono gli episodi progressivi come nelle malattie degenerative.

Le tipologie di afasia

In base all’area cerebrale colpita (dove, appunto, è presente il danno) esistono diversi tipi di afasia. L’afasia di Broca o Espressiva. È compromessa la capacità di produrre parole isolate e frasi. Si associa a un danno nell’area frontale dell’emisfero sinistro. L’afasia di Wernicke o Recettiva: è compromessa la comprensione del linguaggio, il paziente non riesce a comprendere le parole e le frasi. Questa si verifica quando il danno è nell’area temporale dell’emisfero sinistro. L’afasia Globale: è la forma più grave dove viene compromessa la produzione della parola, l’elaborazione e la comprensione stessa. È causata da ampie lesioni dell’emisfero sinistro e delle strutture profonde sottostanti. Infine, le afasie progressive: il disturbo esordisce lentamente e che costituiscono la prima manifestazione della demenza.

Immagine | Pixabay @Parentingupstream

Come si può curare?

Per combattere l’afasia serve la riabilitazione logopedica. Esistono delle tecniche di riabilitazione logopedica e diversi approcci che hanno lo scopo di migliorare la capacità della persona afasica di usare il linguaggio e ridurre il danno. La terapia logopedica può durare diversi anni. Il percorso non è per tutti lo stesso: per ogni paziente bisogna pensare a una riabilitazione su misura. Soltanto in Italia, dati alla mano, è stato calcolato che sono circa 200.000 le persone che soffrono di afasia con un’incidenza annua di due nuovi casi per mille abitanti per anno.

Redazione Saluteweb

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