Se si ha un contatto con questo animale nel mare Mediterraneo, allora la prima cosa da fare è bagnare la pelle con acqua di mare
Capita spesso nei nostri mari di avere a che fare con una medusa. Nella maggior parte si trovano sulla superficie del mare e si fanno trascinare dalle acque delle correnti. Il problema, però, è il contatto con i tentacoli. Tutto questo causa un dolore urticante accompagnato da gonfiore, eritema, vescicole e bolle. Una situazione che può essere particolarmente dolorosa e insopportabile non solo per i bambini piccoli. Anche perché il liquido urticante dei tentacoli è formato da proteine con effetto infiammatorio, neurotossico e paralizzante e quando entra in contatto con la pelle crea una reazione che provoca dolore localizzato.
Ma cosa succede quando ci punge una medusa? Di solito, se accade nei nostri mari, è innocua e la sintomatologia a livello cutaneo che ne consegue può essere attenuata con alcuni pratici rimedi. Meno spesso, possono insorgere delle complicanze severe, come reazioni allergiche o choc anafilattico, che possono compromettere le funzioni vitali del soggetto colpito in breve tempo. In questi casi, la tempestività d’intervento è, naturalmente, fondamentale.
Cosa dobbiamo fare se veniamo punti da una medusa? Se si ha un contatto con questo animale nel mare Mediterraneo, allora la prima cosa da fare è bagnare la pelle con acqua di mare in modo da diluire la tossina non ancora penetrata. Va evitata l’acqua dolce perché potrebbe favorire la rottura delle nematocisti – che sono le strutture urticanti utilizzate dalle meduse per difendersi – rimaste sulla pelle e aumentare la scarica di veleno. Con pazienza vanno rimossi eventuali residui di tentacolo. Non bisogna grattarsi e non va neppure toccata la parte colpita con la sabbia perché anche in questo caso si rischia un’ulteriore fuoriuscita di veleno dalle nematocisti depositate sulla pelle dai tentacoli.
Entrando nello specifico, il veleno che causa le manifestazioni tipiche della puntura di medusa è costituita da una miscela di tre proteine ad effetto sinergico:
Per attenuare il dolore si può ricorrere a impacchi di ghiaccio o bicarbonato di sodio da applicare sula cute, analgesici topici (lidocaina). Non solo. Infatti, se opportuno, si possono prendere degli antinfiammatori per bocca. Le creme al cortisone o antistaminiche fanno comunque effetto solo dopo mezz’ora, quindi, la fase peggiore della reazione infiammatoria è passata. Per alleviare il prurito si può utilizzare aloe vera o un gel astringente al cloruro di alluminio o uno spray lenitivo all’a qua di mare. In realtà possono giovare anche i bagni in acqua calda a 40-41° delle parti coinvolte: il calore inattiva le tossine.
Bisogna lasciare perdere i classici “rimedi della nonna” come ammoniaca, urina, aceto (utile solo per le meduse australiane), alcol. Infine, se è vero che il calore disattiva le tossine urticanti è anche vero che bisogna raggiungere una temperatura di 40 gradi. Quindi, sono tutti rimedi che alla fine possono risultare dannosi.
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