Nuove terapie contro il diabete: risposte su tirzepatide e semaglutide dagli esperti

Diabete

Diabete | pixabay @peter-facebook

Redazione

19 Novembre 2025

Nuovi farmaci come tirzepatide e semaglutide rivoluzionano la gestione del diabete di tipo 2 e dell’obesità, ma sollevano dubbi su sicurezza ed effetti collaterali

Roma, 19 novembre 2025 – L’uso della tirzepatide e della semaglutide, farmaci originariamente sviluppati per il trattamento del diabete di tipo 2, si sta rapidamente diffondendo anche come strumenti per la gestione del peso corporeo, al di fuori delle indicazioni cliniche ufficiali. Questa tendenza, seppur motivata dall’efficacia dimostrata di queste molecole nel ridurre l’appetito e favorire la perdita di peso, solleva numerosi interrogativi riguardo a sicurezza, indicazioni e possibili effetti collaterali. Per approfondire il tema, analizziamo il funzionamento, le applicazioni e le precauzioni da adottare con il supporto delle più recenti evidenze scientifiche.

Meccanismo d’azione e indicazioni terapeutiche per il diabete

La tirzepatide e la semaglutide sono agonisti dei recettori incretinici, che mimano l’azione degli ormoni intestinali GLP-1 (peptide-1 simile al glucagone) e GIP (polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente). Questi ormoni vengono rilasciati dopo i pasti e contribuiscono a regolare il metabolismo del glucosio e la sensazione di fame. L’attivazione farmacologica di tali recettori induce un aumento della secrezione di insulina, una riduzione della produzione di glucagone e un rallentamento dello svuotamento gastrico, prolungando la sensazione di sazietà. A livello cerebrale, modulano le aree responsabili della fame e della ricompensa, riducendo l’appetito e la preferenza per cibi ad alto contenuto calorico.

La semaglutide è commercializzata in diverse formulazioni, sia iniettabili sia orali, ed è approvata per il trattamento del diabete di tipo 2 e, dal 2023, anche per la gestione cronica dell’obesità in adulti e adolescenti sopra i 12 anni con peso superiore a 60 kg e indice di massa corporea (IMC) elevato. La tirzepatide, introdotta nel 2022 e autorizzata in Italia per il diabete di tipo 2 dal marzo 2025 con rimborsabilità garantita dal SSN, agisce sia sul recettore GLP-1 sia su quello del GIP, risultando più efficace nella perdita di peso rispetto alla semaglutide, come confermato dallo studio clinico SURMOUNT-5: pazienti trattati con tirzepatide hanno perso in media il 20,2% del peso corporeo, contro il 13,7% di quelli trattati con semaglutide.

L’uso di questi farmaci è indicato esclusivamente per pazienti con obesità o sovrappeso associato a comorbilità (ipertensione, malattie cardiovascolari, alterazioni glicemiche) o per persone con diabete di tipo 2 in cui la metformina non è sufficiente o tollerata. L’impiego in soggetti sani senza queste condizioni è sconsigliato per i potenziali rischi.

Obesità in Italia
Obesità in Italia | Pixabay @pocketlight – Saluteweb

Effetti collaterali e sicurezza d’uso

Tra gli effetti collaterali più comuni di tirzepatide e semaglutide si segnalano nausea, diarrea, stitichezza, dolori addominali, mal di testa e affaticamento, generalmente transitori e attenuati con l’adattamento alla terapia. Eventi rari ma più gravi includono pancreatite e calcoli alla colecisti, soprattutto in chi perde peso rapidamente. L’ipoglicemia rappresenta un rischio concreto soprattutto in pazienti senza alterazioni metaboliche, poiché la stimolazione eccessiva della secrezione insulinica può portare a sintomi quali tremori, sudorazione e, nei casi più gravi, perdita di coscienza.

Nonostante alcune preoccupazioni iniziali, studi recenti non hanno evidenziato un aumento significativo del rischio di tumori associato all’uso di questi farmaci. Al contrario, la perdita di peso ottenuta contribuisce a ridurre il rischio di neoplasie legate all’obesità migliorando l’infiammazione e l’insulino-resistenza. Un’eccezione riguarda soggetti con predisposizione genetica al carcinoma midollare della tiroide, nei quali tali farmaci sono controindicati.

Sul fronte degli effetti oculari, segnalati in rari casi, non si tratta di tossicità diretta ma di complicanze che possono emergere in persone con fragilità oculare preesistente. È quindi fondamentale un monitoraggio medico accurato durante il trattamento.

Nuove prospettive terapeutiche e considerazioni cliniche

Oltre alla gestione del peso e al controllo glicemico, le ricerche più recenti evidenziano potenziali benefici cardiovascolari con riduzione del rischio di infarto, ictus e mortalità correlata. Inoltre, sia tirzepatide sia semaglutide mostrano effetti favorevoli nella steatoepatite non alcolica, contribuendo alla riduzione del grasso epatico e alla regressione dell’infiammazione. Sorprendentemente, emergono anche dati preliminari sull’efficacia della semaglutide nel ridurre il craving e il consumo di alcol e nell’attenuare il rischio di overdose in soggetti con disturbi da uso di oppioidi.

Sul fronte della sicurezza psichiatrica, uno studio su oltre 3.000 pazienti condotto dalla Perelman School of Medicine ha escluso un aumento del rischio di depressione o ideazioni suicidarie in soggetti senza precedenti problemi mentali, rassicurando sull’uso di semaglutide in contesti clinici appropriati.

La somministrazione avviene tramite iniezioni sottocutanee settimanali con penne preriempite, con dosi iniziali basse per migliorare la tollerabilità e aumenti graduali nel corso di circa 16 settimane. La terapia richiede comunque il mantenimento di uno stile di vita sano, con dieta equilibrata e attività fisica regolare, per consolidare i risultati. L’interruzione del trattamento comporta spesso un recupero progressivo del peso.

L’attenzione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e delle autorità regolatorie europee continua a concentrarsi sulla valutazione dell’efficacia, sicurezza e appropriatezza dell’uso di questi farmaci, soprattutto nell’ottica di una rimborsabilità più estesa anche per il trattamento dell’obesità, riconosciuta come malattia cronica dal Parlamento italiano.

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