
Numeri da record per l influenza | Pixabay @South_agency - Saluteweb
Una stagione influenzale senza precedenti in Italia, con oltre 16 milioni di casi documentati nel periodo 2024-2025, un incremento di 1,5 milioni rispetto all’anno precedente

La stagione influenzale 2024-2025 si sta rivelando particolarmente intensa e preoccupante, con un incremento di casi che ha raggiunto oltre 16 milioni, un milione e mezzo in più rispetto all’anno precedente. Questi dati, riportati nell’ultimo rapporto di sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), analizzano i casi documentati fino alla settimana conclusa il 27 aprile. Durante questo periodo, la percentuale di campioni positivi per influenza è scesa al 3,7%, corrispondente a circa 221.000 nuovi casi, evidenziando una diminuzione rispetto alla settimana precedente, quando la percentuale era del 5,6%.
Previsioni iniziali e realtà
Le previsioni iniziali per questa stagione erano ottimistiche, suggerendo un impatto inferiore rispetto agli anni passati. Tuttavia, la realtà ha smentito queste aspettative. Dopo un biennio in cui le misure anti-Covid avevano limitato la circolazione dei virus respiratori, ci si aspettava un rallentamento della diffusione influenzale, ma ciò non si è verificato. Le strutture sanitarie hanno iniziato a ripristinare l’uso delle mascherine, segno tangibile dell’urgenza della situazione.
Situazione globale
Negli Stati Uniti, la situazione è altrettanto allarmante, con stime che parlano di 47-82 milioni di persone colpite e tra 26.000 e 130.000 decessi, inclusi almeno 216 minori. Anche l’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) ha confermato che la stagione influenzale in corso è stata molto intensa anche per l’Unione Europea e lo Spazio Economico Europeo.
Varietà di virus e vulnerabilità
Secondo il professor Gianni Rezza, esperto di Igiene presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, la varietà di virus circolanti ha contribuito a questi numeri record. Quest’anno, a differenza del passato, non c’è stato un ceppo influenzale predominante: circa un terzo dei casi è attribuibile a virus A/H1, un altro terzo a virus A/H3, e il restante a virus influenzali di tipo B. Questa diversità ha reso la popolazione più vulnerabile.
In aggiunta ai virus influenzali, altri agenti patogeni respiratori, come il rhinovirus e il virus respiratorio sinciziale, hanno avuto un ruolo significativo nell’aumento dei casi di sindrome influenzale. L’epidemiologo Massimo Ciccozzi ha sottolineato che, nonostante la stagione sia stata gestita relativamente bene, la copertura vaccinale tra gli over 65 è rimasta insufficiente, attestandosi solo al 53%, mentre si auspica un tasso di almeno il 70%.
L’epidemia influenzale di quest’anno ha messo in evidenza anche una certa “stanchezza vaccinale” post-pandemia, evidenziando la necessità di rinnovare gli sforzi per incentivare la popolazione a vaccinarsi.