La prevenzione terziaria rappresenta un aspetto fondamentale nella lotta contro i tumori, una delle principali cause di morte a livello globale. Questa forma di prevenzione si concentra sulla gestione dei pazienti dopo la diagnosi e il trattamento iniziali, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e ridurre il rischio di recidive. È importante comprendere come la prevenzione terziaria si differenzi dalle altre forme di prevenzione: la prevenzione primaria mira a evitare l’insorgenza del cancro, mentre la prevenzione secondaria si occupa di diagnosticare la malattia in fase precoce. La prevenzione terziaria, invece, è focalizzata sulla gestione post-trattamento, un aspetto cruciale per il recupero e il benessere dei pazienti oncologici.
Per approfondire questo tema, abbiamo avuto il piacere di intervistare il dottor Luca Toschi, specialista dell’Unità di Oncologia Medica – Polmone presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, il quale ha condiviso con noi preziose informazioni sulla prevenzione terziaria e sulle sue applicazioni pratiche.
Cosa sono le terapie adiuvanti?
Le terapie adiuvanti sono trattamenti progettati per ridurre il rischio di recidive e aumentare le probabilità di sopravvivenza dei pazienti. Questi trattamenti sono scelti in base a vari fattori, tra cui il tipo di tumore e lo stadio della malattia. Tra le terapie adiuvanti più comuni troviamo:
- Chemioterapia: Farmaci somministrati per eliminare le cellule tumorali residue dopo l’intervento chirurgico.
- Radioterapia: Radiazioni ad alta energia utilizzate per distruggere le cellule tumorali o ridurre le dimensioni dei tumori.
- Trattamenti ormonali: Fondamentali per tumori sensibili agli ormoni, come il carcinoma mammario e della prostata.
- Immunoterapia: Stimola il sistema immunitario a combattere il cancro.
- Terapie a bersaglio molecolare: Mirano a specifiche anomalie genetiche delle cellule tumorali, aumentando l’efficacia del trattamento.
La scelta della terapia adiuvante richiede un approccio personalizzato, gestito da un team multidisciplinare di esperti.
Diagnosi precoce delle recidive
Un altro aspetto cruciale della prevenzione terziaria è la diagnosi precoce delle recidive. Identificare tempestivamente eventuali recidive è essenziale per migliorare le prospettive di recupero. I medici possono consigliare diversi esami diagnostici, che variano a seconda del tipo e della localizzazione del tumore. Tra questi esami possiamo citare:
- Colonscopia: Fondamentale per la diagnosi precoce di tumori del colon.
- Ecografia: Utilizzata per valutare anomalie in diverse aree del corpo.
- Radiografia: Esamina il torace e altre aree per segni di metastasi.
- Tomografia computerizzata (TC): Fornisce immagini dettagliate per individuare recidive.
Inoltre, per alcuni tipi di tumore è importante monitorare i marcatori tumorali attraverso esami del sangue, che possono indicare lo stato della malattia e la possibilità di recidiva. Gli specialisti stabiliscono un programma di monitoraggio personalizzato, eseguendo esami a intervalli regolari.
Importanza della sorveglianza
La sorveglianza continua è un elemento chiave della prevenzione terziaria. Essa non solo consente di individuare segni di recidiva, ma offre anche l’opportunità di intervenire precocemente. La gestione delle recidive può richiedere un approccio multidisciplinare, coinvolgendo oncologi, chirurghi e radiologi.
Recenti dati dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas evidenziano l’importanza di questa strategia, con oltre 2,3 milioni di visite registrate nell’ultimo anno e un incremento significativo di pazienti trattati. Questo istituto si distingue come un centro di eccellenza nella cura e prevenzione dei tumori, sottolineando l’importanza della ricerca e del trattamento personalizzato.
La comunicazione tra paziente e medico è essenziale. I pazienti devono essere informati sulle opzioni di trattamento e sui percorsi di sorveglianza disponibili, così da prendere decisioni consapevoli riguardo alla loro salute. La prevenzione terziaria non è solo una questione di gestione della malattia, ma anche di empowerment del paziente, che diventa protagonista del proprio percorso di cura.