Gli esperti segnalano l’aumento dei focolai di influenza aviaria tra uccelli e pollame, con rischi economici e sanitari: la situazione
L’influenza aviaria continua a preoccupare gli esperti di sanità animale e pubblica, soprattutto per la sua diffusione sempre più ampia e per il rischio, seppur basso al momento, di salto di specie verso l’uomo. Gli ultimi dati indicano una situazione epidemiologica complessa sia in Italia sia a livello globale, con un virus altamente aggressivo che colpisce soprattutto gli uccelli selvatici e il pollame, ma che ha dimostrato la capacità di infettare anche mammiferi e, in casi sporadici, l’uomo.
Influenza aviaria: situazione attuale in Italia e nel mondo
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), grazie alla sua rete nazionale di laboratori e specialisti, monitora costantemente la circolazione del virus H5N1 e altri sottotipi influenzali del tipo A. Come spiega Calogero Terregino, responsabile del Centro di Referenza Nazionale per l’influenza aviaria, “la situazione in Italia resta preoccupante soprattutto per la diffusione tra gli uccelli selvatici, che fungono da serbatoio e veicolo principale di trasmissione”. Attualmente sono attivi diversi focolai sul territorio nazionale, soprattutto in aree a forte vocazione avicola, ma le misure di prevenzione e contenimento sono efficaci nel limitare la diffusione negli allevamenti.
A livello internazionale, la FAO ha lanciato un allarme sulla crescita esponenziale dei casi, sottolineando il rischio per la sicurezza alimentare globale e l’importanza di rafforzare la biosicurezza e il monitoraggio. In particolare, la diffusione del virus ha causato ingenti perdite economiche e minaccia la disponibilità di carne e uova di pollame, elementi fondamentali nella dieta di milioni di persone. Nei Paesi come Stati Uniti e Regno Unito, sono state adottate restrizioni rigorose, inclusi divieti di mercati con volatili vivi e preparazione di vaccini per la popolazione a rischio.
Caratteristiche del virus e misure di contenimento
Il virus dell’influenza aviaria appartiene al genere Orthomyxovirus, con un elevato tasso di mutazione che può portare alla comparsa di nuovi sottotipi più aggressivi o capaci di trasmissione interumana. Il sottotipo H5N1 è particolarmente temuto per la sua alta patogenicità e capacità di adattamento ai volatili migratori, che ne hanno favorito la diffusione globale fino a coinvolgere tutti i continenti, inclusa l’Oceania.
“Nonostante al momento il rischio di trasmissione diretta all’uomo sia ancora basso – sottolinea Antonia Ricci, direttore generale IZSVe – il virus ha mostrato la capacità di effettuare il salto di specie, rendendo necessaria una sorveglianza continua sia sugli animali sia sulle persone a stretto contatto con gli allevamenti”. Le misure di controllo prevedono la chiusura degli allevamenti, abbattimenti selettivi, e restrizioni per prevenire il contatto tra pollame e uccelli selvatici.
Strategie globali e vaccini
La risposta alla minaccia dell’influenza aviaria si basa su un approccio integrato “One Health”, che considera la salute umana, animale e ambientale come un sistema interconnesso. La FAO, assieme all’Organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH), ha promosso una strategia globale decennale per migliorare la sorveglianza, la biosicurezza e la preparazione alle emergenze.
Sul fronte dei vaccini, esistono preparati specifici per il settore avicolo, utilizzati per ridurre l’impatto delle epidemie. Inoltre, la Commissione Europea ha autorizzato la possibilità di vaccinare le popolazioni a rischio umano, come allevatori e veterinari, per proteggere da eventuali casi di infezione. Gli esperti insistono sull’importanza di mantenere alta la collaborazione tra autorità sanitarie, allevatori e comunità scientifica per prevenire una possibile pandemia influenzale.
