Infarto, dalle nuove linee guida tutti i sintomi da riconoscere per intervenire subito

Un cerotto può riparare il cuore dopo un infarto

Un cerotto può riparare il cuore dopo un infarto | Pixabay @Kubra_Cavus - Saluteweb

Marco Viscomi

12 Dicembre 2025

Le malattie cardiovascolari restano la prima causa di morte in Italia. Focus su sintomi, differenze tra uomini e donne, prevenzione e importanza dell’intervento rapido

 

Milano, 12 dicembre 2025 – In Italia, nonostante i progressi significativi nella diagnosi e nel trattamento, le malattie cardiovascolari continuano a rappresentare la principale causa di mortalità, con una quota che supera il 34% dei decessi complessivi. Particolarmente rilevante è l’attenzione sull’infarto miocardico acuto (IMA), evento cardiovascolare critico che ogni anno colpisce circa 120.000 persone nel nostro Paese. Grazie a campagne di prevenzione più efficaci, a diagnosi più tempestive e a trattamenti avanzati, si registra una progressiva riduzione delle ospedalizzazioni e della mortalità associata.

Infarto, dalle nuove linee guida tutti i sintomi da riconoscere per intervenire subito
Infarto, dalle nuove linee guida tutti i sintomi da riconoscere per intervenire subito

Sintomi e riconoscimento dell’infarto: un approccio differenziato per genere

L’infarto miocardico acuto si manifesta con sintomi che, se riconosciuti tempestivamente, permettono di intervenire efficacemente e salvare vite. Il professor Giulio Stefanini, cardiologo di spicco presso Humanitas e docente di Humanitas University, sottolinea l’importanza di una conoscenza approfondita della sintomatologia, differenziata tra uomini e donne, come indicato dalle più recenti linee guida pubblicate dall’American Heart Association (AHA) e dall’American College of Cardiology (ACC).

Il sintomo più noto e tipico rimane il dolore toracico oppressivo, spesso localizzato al centro del petto e di durata superiore ai 10-15 minuti, frequentemente irradiato verso spalle, braccia o giugulo. Tuttavia, il professor Stefanini evidenzia che non bisogna limitarsi a questo campanello d’allarme: la presenza di respiro corto, nausea, sudorazione fredda e altri sintomi associati devono essere valutati con attenzione da parte degli specialisti.

Per quanto riguarda le donne, la sintomatologia può risultare più sfumata e atipica. In molte pazienti, il dolore può localizzarsi più diffusamente su schiena e spalle o manifestarsi attraverso sintomi meno specifici come nausea, ridotta tolleranza allo sforzo e sensazioni di affaticamento marcato. Questi segnali, spesso sottovalutati, richiedono una particolare attenzione clinica per evitare ritardi diagnostici.

Negli uomini, invece, il quadro sintomatologico tende a essere più classico e riconoscibile, con dolore toracico intenso e dispnea che devono spingere a una chiamata immediata ai servizi di emergenza.

L’intervento tempestivo: un fattore cruciale per la sopravvivenza

L’infarto miocardico acuto è causato dall’occlusione di un’arteria coronaria, generalmente dovuta alla rottura di una placca aterosclerotica e alla formazione di un trombo che blocca il flusso sanguigno. In assenza di un tempestivo trattamento che ripristini la perfusione, le cellule del muscolo cardiaco vanno incontro a necrosi irreversibile.

Dati aggiornati confermano che solo una minoranza dei pazienti adulti con dolore toracico in pronto soccorso risulta non affetta da sindrome coronarica acuta, il che sottolinea l’urgenza di una diagnosi corretta e rapida. L’American Heart Association, organizzazione leader a livello mondiale nella lotta alle malattie cardiovascolari, ha sviluppato linee guida internazionali che evidenziano come l’identificazione precoce dei sintomi e la gestione immediata siano fondamentali per ridurre la mortalità dall’attacco cardiaco, che oggi si attesta intorno all’11% in Italia, con prospettive di ulteriore diminuzione.

In caso di sospetto infarto, è essenziale chiamare subito il numero di emergenza 118 e, se già prescritto, assumere nitroglicerina per dilatare temporaneamente i vasi sanguigni. L’intervento medico precoce può includere somministrazione di aspirina per fluidificare il sangue, utilizzo di trombolitici per sciogliere il coagulo, e procedure interventistiche come l’angioplastica coronarica con impianto di stent, tecnica di rivascolarizzazione che il professor Stefanini ha contribuito a perfezionare attraverso le sue numerose ricerche pubblicate su riviste internazionali di alto livello, tra cui il New England Journal of Medicine e Lancet.

Fattori di rischio e prevenzione: il ruolo dello stile di vita

L’infarto è una patologia multifattoriale, con fattori di rischio sia modificabili sia non modificabili. Tra i primi, il fumo di sigaretta, la sedentarietà, un’alimentazione sbilanciata e l’ipertensione arteriosa rappresentano le cause più comuni e prevenibili. È proprio su questi elementi che si concentrano le azioni di prevenzione primaria, volte a ridurre l’incidenza di eventi ischemici.

Tra i fattori non modificabili, l’età e la familiarità giocano un ruolo importante: il rischio aumenta con l’avanzare degli anni e la storia familiare di malattie cardiovascolari costituisce un segnale di allarme. Inoltre, il sesso maschile mostra una maggiore predisposizione fino alla menopausa, dopo la quale il rischio nelle donne si avvicina a quello degli uomini.

L’ampia esperienza clinica e di ricerca del professor Stefanini, riconosciuto a livello internazionale come uno dei massimi esperti di cardiologia interventistica e rivascolarizzazione coronarica, offre un punto di riferimento autorevole per l’aggiornamento continuo sulle strategie diagnostiche e terapeutiche più efficaci per l’infarto miocardico acuto.

Attraverso un’integrazione di conoscenze scientifiche avanzate, una migliore informazione alla popolazione e l’implementazione di protocolli clinici aggiornati, la sfida di ridurre ulteriormente l’impatto dell’infarto sul sistema sanitario italiano e sulla società nel suo complesso rimane al centro dell’attenzione degli esperti del settore.

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