Non è solo un colpo d’aria: i virus respiratori circolano anche d’estate, con sintomi spesso sottovalutati.
Il termometro segna 34 gradi, ma nei pronto soccorso italiani si presentano pazienti con febbre, mal di gola e tosse secca. Succede a Roma, come a Milano, ma anche nelle località turistiche lungo le coste. I numeri parlano chiaro: negli ultimi anni si è registrato un aumento costante delle sindromi respiratorie estive. Non si tratta solo di sbalzi d’aria condizionata o viaggi in aereo. I virus che normalmente si diffondono in inverno – come rhinovirus, adenovirus e parainfluenza – hanno imparato a sopravvivere anche nei mesi più caldi. E i comportamenti estivi, paradossalmente, ne facilitano la trasmissione.
I virus non vanno in vacanza: cosa accade davvero nei mesi caldi
Chi pensa che le infezioni respiratorie si concentrino solo tra novembre e marzo ignora un cambiamento in atto ormai da tempo. Dati ISS e INFLUNET mostrano una curva in rialzo nei casi estivi, specialmente tra i bambini, gli anziani e i lavoratori del turismo. Le cause sono diverse, e alcune sono legate proprio a ciò che associamo al relax estivo: ambienti chiusi, condizionatori accesi per ore, viaggi lunghi in autobus o aerei, camere d’albergo con scarso ricambio d’aria.

I virus respiratori, soprattutto quelli non influenzali, riescono a resistere sulle superfici anche in condizioni calde e umide. Le piscine, i mezzi pubblici e le stanze affollate diventano ambienti ideali per la trasmissione. Non a caso, molte infezioni partono proprio durante o dopo un soggiorno fuori casa.
In questo contesto, il sintomo più comune resta la tosse secca persistente, spesso accompagnata da un rialzo febbrile e affaticamento. Non sempre si tratta di Covid, anche se nei mesi recenti si sono registrate varianti più leggere, in circolazione proprio in estate. I test rapidi, però, tendono a risultare negativi, generando confusione tra i pazienti. Spesso, infatti, la causa è un’infezione virale “banale”, ma non per questo meno fastidiosa.
Le strutture sanitarie raccomandano di prestare attenzione a durata dei sintomi e condizioni generali. Se la febbre supera i 38° e dura più di tre giorni, o se compaiono difficoltà respiratorie, è sempre consigliato un controllo. Chi è più esposto – come operatori turistici, baristi, personale alberghiero – dovrebbe adottare misure preventive anche nei mesi estivi, come lavaggio frequente delle mani e ambienti ben ventilati.
Quando la tosse estiva nasconde qualcosa di più serio
Nel periodo estivo si tende a sottovalutare sintomi che, in altri mesi, genererebbero allarme. Una tosse persistente, che dura oltre una settimana, oppure un senso di affaticamento e pressione al petto, spesso vengono liquidati come conseguenza del caldo o del cambio di clima. Eppure, diversi medici di base segnalano un incremento di diagnosi di bronchite virale e, nei casi più complessi, polmonite interstiziale anche nei mesi di luglio e agosto.
Secondo l’Associazione italiana di pneumologia, circa il 12% delle polmoniti estive arriva dopo un’infezione virale non curata correttamente. Si tratta di numeri non altissimi, ma significativi, considerando la stagionalità. Chi è già affetto da asma, allergie o disturbi respiratori cronici è maggiormente a rischio. Ma anche soggetti sani, dopo un lungo volo o un soggiorno in un luogo con scarsa qualità dell’aria, possono sviluppare quadri respiratori più impegnativi.
Alcune infezioni virali, soprattutto quelle da enterovirus o adenovirus, colpiscono anche l’apparato gastrointestinale e provocano una combinazione di febbre, diarrea e tosse. In questi casi, la disidratazione aggrava il quadro, specie nei più piccoli e negli anziani.
I pediatri, infatti, invitano a non trascurare sintomi come voce roca, difficoltà nel deglutire, o stanchezza eccessiva nei bambini che sembrano solo “raffreddati”. Le infezioni respiratorie in età pediatrica, d’estate, tendono a passare inosservate fino a quando non peggiorano improvvisamente.
Il consiglio più concreto resta quello di agire in anticipo: evitare l’uso prolungato del condizionatore in ambienti chiusi, tenere sotto controllo umidità e polvere nelle case vacanza, idratarsi costantemente e – se necessario – indossare la mascherina nei luoghi molto affollati o climatizzati. Non è un gesto eccessivo, ma una misura che in molti casi ha evitato complicazioni maggiori.
La sensazione che il caldo “sterilizzi” l’aria è un’illusione. I virus respiratori non solo sopravvivono, ma sfruttano il comportamento estivo per diffondersi più facilmente. Le abitudini che adottiamo – e spesso banalizziamo – hanno un peso. Per chi soffre di bronchiti ricorrenti o lavora a contatto con molte persone, l’estate non è mai del tutto sicura. E basta un piccolo errore per trovarsi, anche in agosto, a letto con febbre e tosse.