Dormire con il cuscino sbagliato può infiammare muscoli e nervi: i segnali da non ignorare

La posizione in cui si dorme può influenzare la salute di muscoli, nervi e colonna vertebrale. - www.saluteweb.it

Luca Antonelli

23 Agosto 2025

Un cuscino non adatto può provocare infiammazioni cervicali, dolori diffusi e disturbi del sonno.

Nella routine quotidiana ci si sofferma spesso su materasso, alimentazione o attività fisica, ma quasi mai su un oggetto che accompagna ogni notte: il cuscino. Eppure proprio questo accessorio, quando non adatto al corpo, può innescare infiammazioni persistenti a livello di collo, spalle, zona cervicale e colonna vertebrale. Secondo uno studio condotto dall’Università di Padova nel 2024, su un campione di 300 soggetti affetti da dolori muscolari diffusi, oltre il 60% utilizzava cuscini non idonei per struttura, materiale o posizione abituale nel sonno. L’effetto è un’alterazione progressiva della postura notturna, che provoca microtraumi e sovraccarichi localizzati. E, cosa più sottile, molte persone non collegano il peggioramento dei sintomi a ciò su cui appoggiano la testa per otto ore ogni notte.

Il legame diretto tra postura notturna, infiammazione e scelta del cuscino

La posizione assunta durante il sonno ha un impatto diretto sulla tensione muscolare e sulla pressione articolare. Se il cuscino è troppo alto, troppo rigido o eccessivamente morbido, il collo viene spinto in avanti o piegato all’indietro, alterando l’allineamento tra cranio e colonna vertebrale. Nel tempo, questo squilibrio genera uno stress continuo sulle fasce muscolari, in particolare trapezio, sternocleidomastoideo, e sulle vertebre cervicali. Il risultato può essere un’infiammazione progressiva delle strutture miofasciali e un peggioramento della qualità del sonno.

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Un cuscino troppo alto o troppo basso può causare infiammazioni cervicali e disturbi posturali. – www.saluteweb.it

Lo studio pubblicato sul Journal of Musculoskeletal Pain evidenzia che la rigidità mattutina, il dolore che si accentua con il movimento e la sensazione di “testa pesante” sono tra i primi indicatori di una reazione infiammatoria correlata al cuscino. A questo si aggiungono sintomi spesso sottovalutati, come ronzii alle orecchie, disturbi dell’equilibrio, formicolii a mani e braccia o mal di testa ricorrenti al risveglio. Nei casi più gravi, si osserva anche un peggioramento della tensione lombare, proprio a causa di una cattiva postura compensativa notturna.

Una variabile poco considerata è il materiale del cuscino: alcuni tessuti sintetici trattati con sostanze industriali o imbottiture non traspiranti possono trattenere umidità, aumentando lo stato infiammatorio della cute e favorendo reazioni cutanee che, nei soggetti predisposti, peggiorano l’infiammazione già presente a livello articolare.

È importante chiarire che non esiste un modello ideale universale. La scelta corretta del cuscino dipende dalla posizione abituale nel sonno, dalla costituzione fisica e dall’eventuale presenza di patologie preesistenti. Chi dorme a pancia in giù, ad esempio, dovrebbe preferire un supporto sottilissimo o assente, mentre chi dorme sul fianco ha bisogno di un cuscino più alto che mantenga testa e spalle allineate. I soggetti con artrosi cervicale o spondilosi dovrebbero invece consultare un fisioterapista per individuare il modello più compatibile con le proprie esigenze.

Come riconoscere se il proprio cuscino sta aggravando infiammazioni o dolori nascosti

Capire se il cuscino è la causa di un’infiammazione richiede osservazione costante e qualche test mirato. Il primo segnale è la qualità del risveglio: se si avverte rigidità, dolore al collo o necessità di “sgranchirsi” la parte alta della schiena per diversi minuti, è possibile che il cuscino non supporti adeguatamente la testa. Se i sintomi migliorano durante il giorno e si ripresentano solo al mattino, il sospetto si rafforza.

Molti specialisti consigliano di dormire per almeno due notti senza cuscino o con un modello completamente diverso per confrontare l’intensità dei sintomi. In diversi casi clinici documentati, il miglioramento è stato visibile già dopo 48 ore. Un altro indicatore chiave è la posizione in cui ci si sveglia: se ci si addormenta in posizione supina e ci si sveglia ruotati su un fianco o con il braccio sotto la testa, il corpo sta cercando un supporto alternativo, segno che il cuscino non risponde alle sue necessità.

I materiali naturali come lattice, memory traspirante o cuscini in pula di farro offrono spesso un miglior adattamento alle curve del corpo, ma devono essere scelti con attenzione. Anche la durata d’uso è cruciale: un cuscino andrebbe sostituito ogni 18-24 mesi, perché l’imbottitura tende a perdere compattezza e forma. Un cuscino che sembra ancora “buono” può, in realtà, aver perso la capacità di sostenere correttamente il capo.

La raccomandazione, condivisa dalla Società Italiana di Medicina del Sonno, è quella di osservare eventuali cambiamenti nel corpo prima di intervenire con farmaci o terapie, soprattutto nei casi in cui il dolore ha un andamento ciclico, legato proprio al sonno e non ad attività diurne. Piccoli segnali, se ascoltati con attenzione, possono prevenire condizioni più serie legate all’apparato muscolo-scheletrico.

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