Roma, 23 dicembre 2025 – Nonostante la disponibilità di vaccini efficaci e terapie migliorate, la COVID-19 continua a rappresentare un rischio di mortalità significativamente più elevato rispetto all’influenza stagionale. È quanto emerge da un recente studio condotto dal Korea University College of Medicine di Ansan, in Corea del Sud, e pubblicato sull’International Journal of Infectious Diseases.
Studio comparativo tra COVID-19 e influenza
Il team di ricerca ha analizzato quasi 13 milioni di casi di COVID-19 registrati tra l’estate del 2022 e la fine del 2023, confrontandoli con circa 3 milioni di casi di influenza stagionale. I risultati indicano che la mortalità a 30 giorni per i pazienti affetti da COVID-19 è dello 0,20%, mentre per quelli influenzati dall’influenza è dello 0,016%. Questo si traduce in un rischio di morte 12,5 volte superiore per il COVID-19 rispetto all’influenza.
La differenza è in parte attribuibile alle caratteristiche demografiche dei pazienti: gli individui colpiti da COVID-19 avevano un’età media superiore di circa 20 anni rispetto a quelli con influenza. Tuttavia, anche a parità di età e condizioni cliniche, il rischio di mortalità legato a COVID-19 rimane del 76% più alto. In alcune sottocategorie, come i pazienti più giovani, quelli ricoverati o con pregresso infarto, questa differenza risulta addirittura più che raddoppiata.
Impatto delle strategie vaccinali sulla mortalità
Lo studio sottolinea come la forbice tra mortalità da COVID-19 e influenza sia più contenuta tra gli anziani, attribuendo tale fenomeno alle strategie vaccinali adottate in Corea del Sud. Dal 2022-2023, infatti, la campagna vaccinale ha privilegiato la protezione di anziani e gruppi ad alto rischio, contribuendo a mitigare l’eccesso di mortalità in queste fasce di popolazione. I ricercatori evidenziano che questa priorità vaccinale ha probabilmente ridotto la differenza di rischio tra anziani, mentre tra i giovani adulti il divario resta più marcato.
Questi dati confermano l’importanza di mantenere alta l’attenzione sulle misure di prevenzione e sulle campagne vaccinali, soprattutto in considerazione della persistenza di varianti virali che, pur meno virulente rispetto al ceppo originale del 2019, non hanno eliminato il rischio di complicanze gravi associate al COVID-19.
