Cos’è davvero la Dieta chetogenica? Il meccanismo (poco noto) che ti fa perdere 10 kg in meno di un mese

Dieta chetogenica

Non è solo una moda: come funziona la dieta chetogenica spiegata dai medici -saluteweb.it

Lorenzo Fogli

24 Agosto 2025

La dieta chetogenica non è solo una moda: può aiutare davvero nella perdita di peso e nella gestione del metabolismo, ma richiede controllo medico, fasi precise e consapevolezza.

L’obesità non è una semplice questione di chili di troppo, ma un intreccio di alterazioni fisiologiche, squilibri metabolici e complicazioni che coinvolgono anche il sistema cardiovascolare e respiratorio. La perdita di peso è spesso indicata come primo obiettivo terapeutico, ma chi ha già tentato più volte sa quanto sia difficile ottenere risultati duraturi. In questo contesto, la dieta chetogenica si presenta come un’opzione clinicamente valida e strutturata, capace di favorire un rapido dimagrimento e di ristabilire una condizione metabolica più favorevole.

Come funziona la dieta chetogenica e per chi è davvero utile

La chetogenica è una dieta a bassissimo contenuto di carboidrati e ridotte calorie, progettata per portare l’organismo in uno stato di chetosi nutrizionale: una condizione in cui il corpo, privo di zuccheri disponibili, comincia a usare i grassi come principale fonte di energia. Il processo richiede almeno 3-5 giorni per attivarsi e comporta la produzione di corpi chetonici, molecole derivate dal metabolismo dei grassi.

Dieta chetogenica
Non è solo una moda: come funziona la dieta chetogenica spiegata dai medici -saluteweb.it

A differenza delle diete iperproteiche, che spesso mettono sotto stress i reni e hanno effetti instabili nel tempo, la chetogenica mantiene un apporto proteico moderato e un controllo preciso dei macronutrienti. Secondo la dottoressa Cecilia Ragazzini, endocrinologa al Primus Forlì Medical Center, il protocollo punta a una perdita di peso mirata, riducendo la massa grassa e preservando quella magra. A livello numerico, l’apporto quotidiano di carboidrati si aggira tra i 30 e i 50 grammi, con un apporto calorico iniziale intorno alle 800 kcal/giorno.

Il target ideale di questo regime? Persone con BMI elevato, alti livelli di glicemia, colesterolo e trigliceridi, che hanno già tentato diete convenzionali senza risultati o con riprese di peso rapide. Non è invece indicata in caso di diabete tipo 1, gravidanza, allattamento o insufficienza renale ed epatica. Prima di iniziare, è fondamentale una valutazione clinica accurata.

Le tre fasi del protocollo e il ruolo del supporto medico

Il percorso chetogenico si articola in tre fasi distinte, ognuna con un obiettivo preciso e tempi variabili a seconda del paziente. Nella prima fase, della durata compresa tra 8 e 12 settimane, si attiva la chetogenesi vera e propria: massimo 50 grammi di carboidrati al giorno, pochi grassi, proteine controllate, niente attività fisica intensa. L’apporto calorico è ridotto per innescare il dimagrimento rapido e deve essere accompagnato da idratarsi costante e assunzione di vitamine e sali minerali.

La seconda fase, lunga circa un mese, prevede la graduale reintroduzione di carboidrati complessi, come frutta, cereali e legumi. È in questo momento che viene anche educato il paziente a uno stile di vita più attivo, con l’inizio dell’attività fisica regolare e una maggiore varietà nell’alimentazione. Infine, la fase di mantenimento, della durata variabile, mira a consolidare le nuove abitudini: il paziente apprende come gestire la dieta con autonomia, evitando il ritorno a comportamenti alimentari scorretti.

La dottoressa Nicole De Sario, dietista che segue i pazienti lungo tutto il percorso, sottolinea quanto sia essenziale che la dieta venga vissuta come un vero trattamento medico, con controlli regolari, monitoraggio dei sintomi e dialogo continuo tra paziente e specialisti. Il primo incontro serve proprio a chiarire obiettivi, limiti e possibili effetti collaterali, come mal di testa, stanchezza o spossatezza nelle prime settimane.

Nel concreto, i pasti possono essere preparati in autonomia, con alimenti freschi, oppure attraverso prodotti sostitutivi preconfezionati, calibrati per contenere esattamente la quota di nutrienti richiesta. Una scelta che può facilitare l’aderenza al protocollo e limitare gli errori, soprattutto nella prima fase. Anche piccoli sgarri, come un caffè d’orzo o una caramella zuccherata, possono interrompere la chetogenesi e compromettere l’efficacia del programma.

Il monitoraggio continuo serve a prevenire questi intoppi e a decidere con precisione quando passare alla fase successiva. Non è solo una questione di chili persi, ma di stabilità metabolica e acquisizione di nuove abitudini alimentari. Ecco perché il percorso viene costruito in modo personalizzato e con una prospettiva a lungo termine, puntando non solo alla perdita di peso ma alla sua stabilizzazione nel tempo.

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