Con il caldo è necessario fare particolarmente attenzione ai calcoli renali: ecco tutto ciò che c’è da sapere a riguardo
Con l’arrivo dell’estate e l’ondata di caldo torrido che sta investendo l’Italia e gran parte d’Europa, la salute dei reni diventa un tema cruciale. Le temperature spesso superiori ai 40 gradi mettono sotto pressione l’organismo, aumentando il rischio di calcoli renali e problemi correlati, come l’ipotensione arteriosa soprattutto negli anziani.
Secondo la Società Italiana di Nefrologia (SIN), l’estate è la stagione “nemica dei reni”. Il caldo prolungato e la disidratazione rappresentano i principali fattori che favoriscono la formazione dei calcoli. Il professor Luca De Nicola, presidente della SIN, sottolinea come la sudorazione intensa porti a un aumento della concentrazione delle urine e alla precipitazione di sali, in particolare calcio e ossalati, che danno origine alle pietre. I dati evidenziano una prevalenza di calcolosi renale tra il 6,8% e il 10,1% della popolazione, con un alto rischio di recidive, soprattutto negli uomini tra i 30 e i 60 anni.
I sintomi più comuni dei calcoli renali sono coliche improvvise e forti dolori lombari irradiati verso l’inguine, simili per intensità al dolore da parto.
L’indicazione principale della SIN è semplice ma fondamentale: bere molto. Non esistono ricette miracolose o integratori che possano sostituire l’acqua, che deve essere consumata regolarmente per mantenere le urine chiare e diluite, riducendo così il rischio di formazione di calcoli. È importante sfatare il mito che solo alcune acque siano efficaci: qualsiasi tipo di acqua, anche gassata, va bene purché si beva a sufficienza. La quantità può raddoppiare rispetto all’inverno, variando in base a caldo, attività fisica e sudorazione.
Per gli anziani, in particolare, è essenziale ricordare di bere anche in assenza di sete, poiché il senso della sete si riduce con l’età.
Dal punto di vista alimentare, è consigliato un regime leggero, fresco e poco salato, privilegiando frutta e verdura ricche di acqua come anguria, melone e cetrioli. Il consumo di alimenti troppo salati o zuccherati va limitato per non sovraccaricare i reni.
Oltre al rischio di calcoli, il caldo intenso comporta anche una perdita significativa di acqua e sale, con conseguente ipotensione arteriosa che può causare insufficienza renale acuta, stanchezza e, nei casi più gravi, collasso. Questo problema riguarda soprattutto gli anziani e i pazienti con malattie renali croniche o trapiantati.
La SIN raccomanda di monitorare la pressione arteriosa durante l’estate e, se scende sotto i valori di 120/80 mmHg, di aumentare moderatamente l’apporto di sale nella dieta, compatibilmente con le condizioni cliniche, e valutare la riduzione di eventuali terapie antipertensive.
Infine, è fondamentale evitare sforzi nelle ore più calde, limitare l’assunzione di farmaci che possono peggiorare la funzione renale e rivolgersi al medico al primo segnale di disturbo urinario o dolore persistente.
La prevenzione resta la chiave: semplici esami come la creatininemia e l’esame delle urine, a basso costo, possono fornire indicazioni preziose per la salute renale e aiutare a prevenire complicanze anche gravi.
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