Nuovi casi di morbo di Hansen registrati in Romania e Croazia dopo decenni. Le autorità rassicurano: rischio contagio basso, efficaci le misure di prevenzione adottate
Bucarest, 15 dicembre 2025 – Dopo un’assenza che durava da decenni, la lebbra, nota anche come morbo di Hansen, è tornata a manifestarsi in Europa orientale, con nuovi casi confermati in Romania e in Croazia. Le autorità sanitarie dei due Paesi hanno segnalato complessivamente cinque casi, tutti correlati a lavoratori stranieri, ma hanno rassicurato sulla bassa contagiosità della malattia e sull’efficacia delle misure di prevenzione adottate.
La riscoperta della lebbra in Europa orientale: i casi in Romania e Croazia
In Romania, dopo 44 anni dall’ultimo caso noto nel 1981, le autorità sanitarie hanno confermato quattro casi sospetti di morbo di Hansen, tutti riguardanti donne di origine asiatica impiegate come massaggiatrici in un centro a Cluj-Napoca, importante città della Transilvania. Il ministro della Salute rumeno, Alexandru Rogobete, ha dichiarato venerdì 12 dicembre che uno dei casi è stato definitivamente accertato mediante esami clinici e microbiologici, mentre gli altri tre sono ancora in fase di valutazione approfondita. Il centro massaggi è stato immediatamente chiuso per consentire una sanificazione straordinaria e per completare l’indagine epidemiologica.
Parallelamente, in Croazia è stato individuato un caso isolato, il primo dopo oltre trent’anni. Secondo le comunicazioni ufficiali, si tratta di un lavoratore nepalese residente nel Paese da due anni, individuato a Spalato dopo la comparsa di sintomi compatibili con la lebbra. Bernard Kaić, responsabile del Servizio epidemiologico dell’Istituto croato di sanità pubblica, ha confermato che il paziente è in cura e che i suoi contatti stretti sono stati sottoposti a terapia preventiva post-esposizione. Le autorità croate hanno sottolineato che la situazione è gestita con rigore e che non rappresenta un rischio per la popolazione generale.
Morbo di Hansen: caratteristiche, trasmissione e trattamento
La lebbra, o malattia di Hansen, è un’infezione cronica causata dai batteri Mycobacterium leprae e Mycobacterium lepromatosis. Questi microrganismi sono caratterizzati da una crescita molto lenta e da un tropismo specifico per i nervi periferici, la cute e le mucose respiratorie superiori. La patologia colpisce principalmente la pelle e il sistema nervoso periferico, provocando lesioni cutanee e neuropatie che possono portare a perdita di sensibilità e deformazioni se non trattate.
Nonostante la percezione storica di elevata contagiosità , la trasmissione avviene principalmente tramite goccioline respiratorie emesse durante tosse o starnuti, ma richiede un contatto stretto e prolungato con una persona infetta. La contagiosità è quindi limitata e non si diffonde attraverso semplici contatti o condivisione di spazi comuni.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) conferma che la lebbra rimane endemica in alcune aree del Sud-est asiatico, Sud America e Africa sub-sahariana, con circa 130.000 nuovi casi segnalati nel 2020, soprattutto in India, Brasile e Indonesia. In Europa, i casi sono rari e spesso legati a persone provenienti da zone endemiche o a contatti con animali vettori, come l’armadillo nelle Americhe.
Il periodo di incubazione della malattia è estremamente lungo, variando da sei mesi fino a dieci anni o più, fattore che rende complessa la diagnosi precoce soprattutto in ambito migratorio.
Il trattamento della lebbra si basa su una combinazione di antibiotici antimicotici, come il dapsone e la rifampicina, che deve essere somministrato per un periodo che va dai sei ai dodici mesi. L’inizio della terapia rende rapidamente il paziente non contagioso e consente la completa guarigione, evitando complicanze invalidanti.
Impatto sociale della lebbra e strategie di prevenzione
Storicamente, la lebbra è stata accompagnata da un forte stigma sociale dovuto alla sua natura invalidante e alla mancanza di cure efficaci fino all’introduzione degli antibiotici negli anni ’40. Oggi, gli esperti sottolineano che il morbo di Hansen è una patologia curabile e poco contagiosa, ma è ancora importante combattere le vecchie paure e discriminazioni.
Le autorità sanitarie di Romania e Croazia hanno attivato prontamente i protocolli di sorveglianza e profilassi, includendo la chiusura temporanea delle attività coinvolte, la sanificazione degli ambienti, il monitoraggio dei contatti e la somministrazione di terapie preventive. Questi interventi hanno permesso di circoscrivere i casi e di evitare il diffondersi della malattia.
L’epidemiologo croato Bernard Kaić ha evidenziato che, analogamente alla tubercolosi, la lebbra è oggi una malattia gestibile e non rappresenta un allarme per la popolazione. La prevenzione si basa sulla diagnosi tempestiva, sulla terapia adeguata e sul controllo dei contatti a rischio.
Contesto socio-economico e migrazioni
Il ritorno della lebbra in Europa orientale coincide con le nuove dinamiche migratorie e lavorative che hanno interessato la regione negli ultimi anni. In Romania, con una popolazione di oltre 19 milioni di abitanti, la ripresa economica ha favorito il rientro di molti connazionali emigrati, ma ha anche visto l’arrivo di lavoratori stranieri, soprattutto asiatici, in settori come i servizi e il benessere.
Cluj-Napoca, dove sono stati rilevati i casi rumeni, è una città universitaria e un polo industriale in forte crescita, che attrae manodopera internazionale. La presenza di lavoratrici asiatiche nei centri massaggi, come nel caso recente, riflette questa configurazione.
In Croazia, con circa 3,9 milioni di abitanti, l’economia in espansione e l’adesione all’Eurozona e allo spazio Schengen hanno aumentato la mobilità internazionale. Il caso di lebbra segnalato a Spalato conferma la necessità di mantenere alta l’attenzione sulle malattie infettive, anche in contesti considerati a basso rischio.
Le autorità di entrambi i Paesi hanno ribadito l’importanza di comunicare correttamente le informazioni alla popolazione per evitare allarmismi ingiustificati e per favorire la consapevolezza sulle reali caratteristiche della malattia. L’obiettivo è quello di garantire la salute pubblica senza alimentare pregiudizi o panico sociale.
