Paura ad Asti per un caso sospetto di febbre emorragica di Marburg: ecco di cosa si tratta

Febbre emorragica di Marburg

Febbre emorragica di Marburg | Pixabay @quantic69 - Saluteweb

Federico Liberi

21 Novembre 2025

L’uomo, rientrato dall’Etiopia e ora in isolamento ad Asti, è sotto osservazione: ecco cos’è la febbre emorragica di Marburg

Un caso sospetto di febbre emorragica di Marburg ha destato preoccupazione nel capoluogo piemontese. Il paziente coinvolto è un uomo di 81 anni, recentemente rientrato da un viaggio in Etiopia, regione dove sono stati segnalati focolai di questa grave malattia virale. Attualmente è ricoverato presso il reparto di Malattie infettive dell’ospedale Cardinal Massaia di Asti, sotto stretto monitoraggio e con prelievi inviati all’Istituto Spallanzani di Roma per confermare la diagnosi.

Cosa si sa sulla febbre emorragica di Marburg

La malattia da virus Marburg (MVD) è causata dal Marburg marburgvirus, appartenente alla stessa famiglia dei filovirus del virus Ebola. Identificato per la prima volta nel 1967 a Marburgo, in Germania, questo virus si trasmette principalmente attraverso il contatto con pipistrelli della frutta, considerati il serbatoio naturale, e si diffonde tra esseri umani mediante il contatto diretto con fluidi corporei infetti come sangue, saliva, vomito e sperma, nonché attraverso superfici contaminate.

Il periodo di incubazione varia generalmente da 5 a 10 giorni, con sintomi iniziali di febbre alta, cefalea intensa, dolori muscolari e brividi. Entro pochi giorni possono comparire dolori gastrointestinali, vomito e diarrea, seguiti da manifestazioni emorragiche come petecchie e sanguinamenti mucosi. La letalità oscilla tra il 24% e l’88% a seconda del ceppo virale e della tempestività delle cure. Al momento non esistono trattamenti antivirali specifici o vaccini, pertanto la gestione si basa su terapia di supporto e isolamento rigoroso per contenere la diffusione.

Misure di sicurezza e allerta sanitaria ad Asti

La direzione medica dell’ospedale ha immediatamente attivato il protocollo di isolamento e tutte le precauzioni standard per evitare contatti tra il paziente e altri individui, mentre la catena di allerta è stata estesa al Servizio di igiene e sanità pubblica locale (SISP), al Dipartimento regionale per le malattie infettive (DIRMEI) e all’Istituto Spallanzani. In caso di conferma, il paziente verrà trasferito in una struttura dotata di idonei dispositivi di biosicurezza.

Il caso ha riacceso l’attenzione sulla necessità di una prevenzione rigorosa, soprattutto per chi viaggia in zone a rischio dell’Africa subsahariana, dove è consigliato evitare ambienti come caverne e miniere frequentati da pipistrelli. Le autorità sanitarie piemontesi e nazionali mantengono alta la guardia per contenere ogni possibile diffusione del virus nel territorio.

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