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Alzheimer: ecco perché l’attività fisica lo previene

L’attività fisica cotninua a mostrare i suoi benefici sulla salute, anche quella del cervello: ecco come fare sport previene l’Alzheimer

Una scoperta rivoluzionaria della Harvard Medical School getta nuova luce sul ruolo cruciale dell’attività fisica nella prevenzione della malattia di Alzheimer. Lo studio, guidato dalla ricercatrice Christiane Wrann e recentemente pubblicato su Nature Neuroscience, ha individuato il meccanismo molecolare che lega l’esercizio fisico alla protezione del cervello contro questa neurodegenerazione.

Attivazione del gene ATPIF1 e prevenzione dell’Alzheimer

Il fulcro della ricerca è l’attivazione del gene ATPIF1, che si attiva naturalmente durante l’attività fisica, anche moderata, e svolge un ruolo fondamentale nel contrastare l’insorgenza dell’Alzheimer. Questo gene promuove la sopravvivenza neuronale, la plasticità cellulare e il mantenimento della funzione sinaptica, soprattutto nel giro dentato dell’ippocampo, area chiave per la memoria e l’apprendimento.

Gli studi, partiti da modelli murini sottoposti ad esercizio anaerobico, hanno confermato la presenza dell’ATPIF1 anche nell’uomo grazie al sequenziamento dell’RNA. La ricerca è ora indirizzata a trovare modalità per stimolare questo gene anche senza esercizio fisico, soluzione importante per chi ha limitazioni motorie o non pratica attività regolarmente.

Benefici dell’esercizio su cellule gliali e stabilità del genoma

L’attività fisica aumenta il numero di astrociti legati al sistema neurovascolare, cellule essenziali per la modulazione delle sinapsi e coinvolte nei processi di memoria e comportamento. Parallelamente, l’esercizio favorisce il recupero degli oligodendrociti, responsabili della produzione di mielina, la guaina che isola i neuroni e facilita la trasmissione degli impulsi nervosi.

Il gene ATPIF1 agisce anche potenziando l’attività delle elicasi, enzimi che proteggono il DNA mitocondriale e nucleare durante la replicazione, rallentando l’accorciamento dei telomeri, simbolo della longevità cellulare. In questo modo, l’esercizio fisico contribuisce a un processo di “senescenza inversa”, contrastando gli effetti negativi dell’invecchiamento e di stili di vita non salutari, come sedentarietà, sovrappeso e diabete.

Attività fisica e riduzione del rischio di demenza

Ricerche epidemiologiche hanno evidenziato che bastano circa 3800 passi al giorno per dimezzare il rischio di demenza, con benefici che tendono a stabilizzarsi anche superando i 9800 passi. Tuttavia, per amplificare questi effetti protettivi si stanno esplorando anche approcci farmacologici che possano “supportare” l’attivazione naturale di ATPIF1.

Accanto all’esercizio, recenti meta-analisi sottolineano l’importanza di una dieta equilibrata, come la dieta mediterranea, nel ridurre il rischio di Alzheimer e demenza nella popolazione anziana, confermando così come uno stile di vita sano rappresenti la miglior strategia preventiva non farmacologica attualmente disponibile.

Redazione

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